Druso Minore
Nell’estate del 15 a.C. Vipsania Agrippina, moglie di Tiberio, si trovava ad Antium quando partorì Nero Claudius Drusus, chiamato Druso Minore per distinguerlo dallo zio Druso Maggiore.
I tratti somatici ricordano molto quelli del padre Tiberio con cui visse i primi anni dell’infanzia fino al divorzio dei genitori imposto da Augusto nel 12 a.C.; Druso visse con il padre e la nuova moglie, Julia, e quando il loro matrimonio fallì ed il padre si trasferì a Rodi nel 6 a.C., lui rimase a vivere proprio con la noverca, almeno fino a quando il padre divorziò; la madre, Vipsania si era intanto risposata con Gaio Asinio Gallo e sicuramente fu lei che spinse il nuovo marito a richiedere il diritto di paternità su Druso, visto che Tiberio se ne era completamente disinteressato lasciandolo a Roma.
Druso non fu adottato da Asinio ma, quando Tiberio fu adottato ufficialmente da Augusto nel 4 d.C., entrò a far parte della famiglia Giulio-Claudia, anche se probabilmente la nonna Livia non era estranea al suo matrimonio celebrato lo stesso anno con Claudia Livilla (sua cugina, figlia di Druso Maggiore e di Antonia Minore, quest’ultima nipote di Augusto), con cui rafforzava le possibilità di suo nipote di essere tra gli eredi del princeps. Augusto adottò Tiberio imponendogli di adottare a sua volta Germanico, il nipote figlio del fratello Druso Maggiore, mentre Druso minore divenne secondo in linea di successione.
Dal ritorno di Tiberio a Roma il rapporto del giovanissimo Druso con il padre fu molto intenso e piuttosto complicato; non ci sono cronache che riportano notizie sulla reazione di Druso a questi eventi, se non che era impegnato nelle esperienze militari del suo cursus honorum. Di lui si sa che aveva un temperamento violento, deciso e molto pragmatico, amava l’arte militare e i giochi gladiatori, tanto da scontrarsi con alcuni membri della Guardia Pretoriana per puro spirito di allenamento fisico.
Secondo Dione Cassio provava piacere alla vista del sangue e pretendeva che, quando assisteva ai ludi gladiatori, i combattenti nell’arena avessero delle armi affilatissime tanto che queste spade vennero dette gladi drusiani; questo lato del carattere di Druso preoccupava il padre Tiberio che a volte giunse a richiamarlo. Il carattere violento lo portava a comportarsi in modo selvaggio e non riusciva a trattenersi dal percuotere non solo schiavi e servi ma anche persone di alto rango, tanto che finì per guadagnarsi il soprannome di Castore, il dioscuro famoso per il modo di combattere a pugni e schiaffi.
All’inizio del 14 d.C., Augusto concesse a Druso di partecipare alle elezioni per la carica di console anche se non era ancora stato pretore; nel maggio dello stesso anno divenne sacerdote Arvale e quando Augusto morì nel mese di agosto, né Tiberio né Germanico, gli eredi designati, erano a Roma ed allora fu lui a pronunciare l’orazione funebre per il grande imperatore.
Dopo la morte di Augusto, in vista dell’arrivo dell’inverno le legioni acquartierate in Pannonia, VIII Augusta, IX Hispana e XV Apollinaris insorsero chiedendo dei miglioramenti della paga ed una diminuzione della durata della ferma; quel periodo era ancora molto incerto perché Tiberio non aveva ancora visto formalizzarsi la successione e, sia lui che il Senato non intendevano comunque fare concessioni ai legionari. Per prendere tempo fu mandato in Pannonia Druso minore proprio con il compito di raccogliere formalmente le richieste delle legioni da trasmettere al Senato; Druso in Pannonia in un primo momento seguì la strategia del padre e del Senato ma vedendo che comunque tra i legionari non vi era accordo decise di intervenire e, seguendo la sua indole, fece uccidere i capi dei rivoltosi Pescennio e Vibuleno ed ordinò di trovare gli altri sobillatori che furono uccisi dai loro stessi centurioni. Una dopo l’altra tutte le legioni si arresero e dopo aver ristabilito l’ordine e la disciplina Druso tornò a Roma dove ricevette gli encomi del padre ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 23/02/2016)
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