L’arco di Tito
L’arco di Tito è uno dei due archi del Foro Romano , l’altro è l’arco di Settimio Severo che con l’arco di Costantino e quello di Gallieno sono gli archi trionfali che ancora sono visibili e sostanzialmente integri a Roma. Si trova sulla sommità della Via Sacra Summa dove una volta c’era la sella che congiungeva il Palatino alla Velia.
Gli archi trionfali, come indica chiaramente il nome venivano innalzati in onore del principe, del console o del generale che aveva ampliato i territori sotto il dominio di Roma ed erano molti quelli che furono costruiti a Roma: c’era l’arco di Augusto, l’arco di Tiberio, l’arco di Claudio, di Druso e ancora altri che sono scomparsi nel corso dei secoli.
L’Arco di Tito è il più antico tra tutti gli archi di Roma che possiamo ammirare ancora oggi e si è salvato in quanto in epoca medievale fu inglobato nella cinta muraria della Fortezza dei Frangipane.
Nel 1807 una viaggiatrice come Madame de Stael così descriveva l'arco:All’estremità del Palatino s’erge un bell’arco di trionfo dedicato a Tito per la conquista di Gerusalemme. Si dice che gli ebrei che sono a Roma non passino mai sotto quest’arco, e si mostra un sentiero ch’essi prendono per evitarlo. E da augurarsi, per l’onore degli ebrei, che quest’aneddoto sia vero: i lunghi dolori convengono alle grandi sventure.
L’Arco di Tito ha un altissimo valore simbolico per il popolo ebraico: è un arco trionfale che ricorda a tutti loro l’inizio della diaspora, ed ancora oggi molti ebrei non ci passano sotto per non onorare gli antichi conquistatori.
A Tito fu riconosciuto il trionfo per la sua campagna vittoriosa in Giudea in cui furono conquistate le città che si erano ribellate a Roma e fu distrutto il Tempio di Gerusalemme. Il trionfo di Tito fu celebrato nel 71 d.C., mentre era imperatore il padre Vespasiano, ma il Senato decise di far costruire l’Arco dopo la sua morte nell’81 d.C.; si presume che sia stato terminato nel 90 d.C. e lo inaugurò Domiziano, suo fratello. Fu la breve durata del regno di Tito che cambiò la natura stessa dell'arco onorario che da glorificazione terrena dell'imperatore si trasformò nella celebrazione della sua gloria eterna.
L’arco fu certamente costruito con il bottino del Tempio di Gerusalemme, così come l’Anfiteatro Flavio ed il Foro della Pace; fatto questo documentato dall’epigrafe ritrovata nel 1813 all’interno dell’arena che diceva:
q>I[mp(erator)] Caes(ar) Vespasi[anus Aug(ustus)] / amphitheatru[m novum?] / [ex] manubis [fieri iussit (?)]L’imperatore Cesare Vespasiano Augusto fece erigere il nuovo anfiteatro con il provento del bottino.
L’arco di Tito con i suoi rilievi, raffiguranti l’arrivo a Roma dei vincitori carichi del bottino fatto nella Guerra Giudaica, ma anche il Colosseo, sono monumenti alla vittoria dei romani e, al contempo, alla tragedia delle sue vittime. Nelle cronache si parla di un numero considerevole di ebrei fatti schiavi e impiegati sia nei ludi gladiatori di Cesarea che nelle tremende miniere di Sardinia e di ben 12.000 ebrei portati a Roma da Tito e poi impiegati nella costruzione dell'Anfiteatro. Il solo cronista contemporaneo , Giuseppe Flavio, racconta però che Tito portò nel suo trionfo solo i capi ebrei Simone e Giovanni con 700 uomini e quindi non c'è conferma dei 12.000 schiavi ebrei che lavorarono nel Colosseo, l'unica cosa certa è che a quel tempo risale la nascita della comunità ebraica a Roma.
L’arco come forma architettonica a sé stante, arco onorario, esprime l’evoluzione dell’arte romana rispetto ai modelli celebrativi ellenistici, infatti l'arco onorario non esiste nell'arte greca. I greci usavano l'arco raramente e solo per realizzare le porte più piccole nelle mura cittadine come testimoniato dalle postierle del mura delle colonie greche di Syracusa e Gela.
L'arco di Tito non fu il primo arco onorario eretto a Roma ma oggi è il più antico ancora visibile. E’ un arco ad una sola fornice, che ora mostra le fondazioni sospese a causa di uno scavo avvenuto in epoca moderna al fine di riportare alla luce la pavimentazione di epoca augustea.
L'arco alto m. 15,40, largo m. 13.50 e profondo m. 4.70, fu realizzato in opus caementicum su uno zoccolo di travertino e rivestito con marmo greco pentelico mentre la trabeazione e l'attico furono rivestiti in marmo di Luni. Era un arco ad una sola fornice e sorretto da quattro semi-colonne nei quattro lati ed un attico molto alto sopra la trabeazione; il fornice è alto m. 8,30 e largo m. 5,36.
La struttura, semplice ed armoniosa, presenta due elementi innovativi: la colonna collocata su un plinto ed il capitello composito, cioè accoglie elementi sia dello stile corinzio che di quello ionico ...
Per leggere tutto l'articolo iscriviti!
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.1 - 05/02/2022)
Articoli correlati: