Le signorine del Caffè Colonna
Quando Roma diventò Capitale d’Italia, non cambiò solo il suo volto con nuovi monumenti, nuove strade e nuovi palazzi ma cambiò anche la società e le sue abitudini.
In un clima di frenetica attività si cominciò a formare un ceto borghese , alimentato dai mille affari all’ombra del nuovo stato, che era formato da intraprendenti imprenditori e da alti burocrati dei ministeri. Questi nuovi benestanti provengono in prevalenza dal Nord Italia e così a Roma si diffondono consuetudini di festa e di incontro finora sconosciute.
Se fino ad allora i luoghi d’incontro erano state le residenze private dei nobili romani e degli ecclesiastici proprietari di grandi dimore, la nuova aristocrazia ed alta borghesia preferiscono incontrarsi in luoghi aperti perché le case sono più piccole ed adesso conta anche farsi vedere. [
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Il luogo d’incontro per eccellenza è Piazza Colonna, vicina al centro politico, e qui vengono aperti i nuovi Caffè come Ronzi e Singer con pasticceria specializzata nelle violette candite, il Caffè Cilliario che importò a Roma l’abitudine piemontese del vermouth, il Caffè del Giglio, degli Specchi e Colonna. [
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Il Caffè Colonna ha i tavolini all’aperto disposti nello spazio antistante il palchetto su cui ogni domenica si esibisce la Banda Musicale del Comune diretta da Alessandro Vessella. Nella primavera del 1876 il Caffè inaugura la stagione primaverile con una novità eccitante: ai tavoli non servono più baldi giovanotti ma graziose signorine, alla maniera delle chellerine dei Caffè Viennesi ( C. Rendina, Storia insolita di Roma). [
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Erano passati pochi anni da quel 1865 quando a Torino nelle ben 114 birrerie, ai tavoli servivano ben 670 chellerine, tutte torinesi, avvenenti e rigorosamente bionde. I torinesi impazzirono e le birrerie erano sempre piene di uomini; si sollevò l’indignazione delle madame e madamine che arrivarono a chiedere all’allora Camera Subalpina di porre fine allo scandalo. Fu emesso un decreto che obbligava alla chiusura delle birrerie che avevano personale femminile, chiusero ben 109 birrerie e quelle rimaste videro crollare l’affluenza.
A Roma le cose sono diverse; la Capitale d’Italia è una città aperta ai viaggiatori ed alla cultura e cominciano a cadere i primi veti di un moralismo beghino e provinciale. [
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 01/06/2015)
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