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Marmor lunensis e gli altri

Il contatto con la civiltà ellenistica fece scoprire ai romani la bellezza del marmo, infatti fino al III sec. a.C. i templi e le domus erano costruiti con pietre e rivestititi di mattoni in terracotta, anche gli ornamenta erano in terracotta. Già nel II secolo a.C.. i marmi cominciarono ad arrivare a Roma dalla Grecia ma solo con Giulio Cesare, dopo il 59 a.C., ci fu la vera diffusione del marmo per i rivestimenti non solo dei templi ma anche delle domus. Sul Celio il praefectus fabrum di Giulio Cesare, Mamurra fu il primo che fece decorare con il marmo anche le pareti della sua domus suscitando l’ammirazione di molti, quando invece solo pochi anni prima nel 78 a.C. Marco Lepido si era attirato critiche per aver decorato le soglie della sua casa con marmo numidico, conosciuto poi come giallo antico.
Il termine marmo deriva dal greco “marmaros” il cui significato è pietra splendente che bene descrive la caratteristica principale di questo materiale che deve al suo componente principale la calcite, la capacità di catturare la luce dandole un aspetto di eccezionale lucentezza.
La lavorazione della pietra inizia già nel neolitico con la realizzazione di vasi, piccoli oggetti e sculture, ma l’uso della pietra tagliata inizia con gli egizi; si fa risalire al 2650 a.C. l’invenzione di costruire con la pietra lavorata, ad Imhotep l’architetto della III dinastia che è anche il primo architetto di cui si conosce il nome. Le tecniche che l’architetto mise a punto per la lavorazione della pietra dura , anche prima dell’introduzione del ferro, sono rimaste le stesse per secoli perché in realtà si usavano strumenti litici e non metallici; i veri problemi legati all’utilizzo di lastre di pietra era nell’estrazione e nel trasporto e più i blocchi erano grandi e maggiori erano i problemi connessi all’organizzazione ed alla logistica.
Sin dagli inizi l'impiego del marmo avveniva sia nella costruzione e decorazioni di edifici che per gli elementi decorativi come i bassorilievi e soprattutto la realizzazione di statue anche di grandi dimensioni.
Gli edifici in cui venne impiegato il marmo furono prima i templi e poi i palazzi imperiali e le domus dell'aristocrazia in quanto non esistevano vincoli per l'uso del marmo se non il suo costo che ne limitava l'impiego solo nelle domus dei ricchi.
Secondo Vitruvio e Plinio (Naturalis Historia XXXVI, 47), l’uso di rivestire le pareti delle domus con il marmo risalirebbe al Palazzo di Mausolo ad Alicarnasso dove le pareti erano rivestite da marmo proconnesio.
A Roma le lastre di marmo erano dette crustae e ben presto dal rivestimento con semplici lastre di marmo di passò agli intarsi; fu una moda che dilagò nella Roma del I secolo d.C. tanto che Plinio nella sua Naturalis Historia, annotò che si trattava di lavorazione di assoluta specializzazione che veniva realizzata con l'impiego di strumenti di ferro ma per la quale era imprescindibile l'uso di sabbia etiopica; infatti i laboratori in cui il marmo veniva segato in lastre così sottili erano molto rari. Durante l'impero questo tipo di lavorazione prese il nome di opus sectile ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 24/06/2016)




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