Magni Dives Romani
Il significato del termine “dives” è “ricco” e la ricchezza a Roma aveva i suoi campioni che non furono solo gli imperatori ma anche altri prima di loro in età repubblicana; forse il vero campione in questa speciale classifica fu Marco Licinio Crasso che si guadagnò il soprannome proprio di dives.
Il patrimonio di Marco Licinio Crasso era stimato in 192 milioni di sesterzi, pari ad un valore di 1 miliardo di euro; sin da giovanissimo aveva dimostrato il suo talento, un'ossessione per il denaro; secondo Plutarco era affetto da philoplutia, ovvero ambiziosa avidità di ricchezze. La ricchezza di Crasso iniziata dal patrimonio familiare di sette milioni di sesterzi venne incrementata da affari spregiudicati, dall'usura allo sfruttamento delle miniere, al mercato degli alloggi; si racconta che mandava dei sicari ad incendiare le insulae così che poi poteva impadronirsi dei materiali recuperati e, grazie alle sue relazioni, ottenere i terreni dove costruire nuove insulae più alte e con un numero maggiore di cubicula; oggi verrebbe definito un immobiliarista.
Tuttavia nessuno fu mai al pari di Ottaviano Augusto che è ancora oggi l’uomo occidentale più ricco di tutti i tempi; è stato stimato che il suo patrimonio fosse pari a 4,6 migliaia di miliardi di dollari; quando l’impero romano da solo produceva il 30% della ricchezza del mondo conosciuto, il princeps possedeva un quinto dell’impero. Dall’alto di questi valori si riesce a comprendere come potesse essere considerato da chi non aveva nulla o poco per vivere: un dio in terra.
L’accumulo delle ricchezze di Augusto cominciò con la vittoria di Azio e la conquista dell’Egitto; dopo la morte di Antonio gli confiscò tutti i beni - vale la pena di ricordare che Marco Antonio era divenuto proprietario di tutti i beni di Pompeo Magno quando questi furono messi all'asta - e i suoi clientes passarono a lui, mentre con la morte di Cleopatra divenne padrone dell’Egitto che divenne provincia imperiale e così divennero suoi tutti i beni dei sovrani d’Egitto e il diritto di riscuotere le tasse; divenne l’uomo più ricco di tutto l’impero.
Dopo la sua morte il patrimonio entrò in massima parte nel demanio imperiale e quindi nelle proprietà dei suoi successori che, soprattutto Caligola e poi Nerone, seppero impiegare per le loro manie di grandezza e”follie”. Dopo la morte di Nerone e l’anno dei quattro imperatori, quell’enorme ricchezza era stata dispersa e fu solo grazie alle guerre di conquista che i nuovi imperatori poterono costituirsi dei patrimoni cospicui.
A Roma per costituire dei veri patrimoni si potevano seguire due strade: fare carriera politica ed acquisire incarichi prestigiosi oppure occuparsi di commerci. A partire dal II sec. d.C. si affermò una nuova tipologia di dives, il proprietario terriero capace di sfruttare i suoi fondi non solo per la coltivazione e l’allevamento ma anche per l’estrazione e lavorazione di materiali per l’edilizia: questa è il caso delle famiglie degli Arrii e degli Annii che così seppero conquistarsi l’impero da Antonini Pio a Commodo.
Tra i ricchi romani troviamo anche delle sorprese: nel II secolo d.C. visse Gaius Appuleius, un auriga che in 24 anni di carriera riuscì a vincere oltre 36 milioni di sesterzi, somma con la quale avrebbe potuto sfamare per un anno intero tutta la plebe di Roma; debuttò all'età di 18 anni nella squadra bianca, dopo sei anni passò a quella verde e concluse la sua carriera a 42 anni nella fila dei rossi ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 19/06/2016)
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