Login    FOLLOW US ON follow on Facebook follow on Twitter follow on Pinterest follow on Tumblr follow on Google Plus

Caligola ed i culti misterici


Gaio, detto Caligola, era il terzo figlio di Germanico e di Agrippina Maggiore, durante il suo imperium ebbe comportamenti inaccettabili per la morale romana ed incomprensibili anche per coloro che lo seguivano soprattutto per paura; questo comportamenti furono imputati all’osservanza di culti misterici o alla follia, tuttavia è possibile che esista un’altra interpretazione.
Agrippina era solita seguire Germanico nelle destinazioni che i suoi incarichi comportavano e lo seguiva anche durante le sue gravidanze ed con i figli piccoli - Caligola bimbetto di 2 anni era in Germania con i genitori durante le rivolte delle legioni del Reno, Julia Agrippina nacque in Germania e Julia Livia a Lesbo - e come racconta Tacito, Germanico fece un viaggio in Egitto dove si sa per certo che seguì un sacerdote tebano mentre gli raccontava le vicende di Ramsete II e del suo popolo. Forse Caligola era con Germanico o forse no, ma dopo la morte del padre e l’esilio della madre rimase con la bisnonna Livia sino alla sua morte e poi fu affidato alla nonna Antonia Minore.
Dal 27 al 29 nella casa di Antonia respirò aria di oriente perché la nonna non solo conosceva il greco ma aveva anche una grande conoscenza dell’Egitto alla quale la legava il ricordo del padre Marco Antonio ed i rapporti sempre vivi con Selene, la sorella, figlia di Cleopatra. In quegli anni nella sua casa ospitò il futuro re Erode.
Si può far risalire agli anni passati con Antonia l’interiorizzazione di un sentimento di appartenenza ad una cultura “altra” diversa e distante da quella romana che era rappresentata da coloro che gli avevano decimato la famiglia. In quegli anni mentre i fratelli venivano imprigionati ed uccisi e la madre esiliata, Gaio Cesare diede prova di una qualità camaleontica che gli consentì di sopravvivere, fu probabilmente in quegli anni che si avvicinò ai culti isiaci già molto diffusi a Roma.

Del culto di Iside, dea della natura, della fecondità e madre di tutte le cose a Roma si hanno testimonianze dalla fine del II sec. a.C. quando arrivò con gli schiavi dell’oriente, ma presto si diffuse principalmente tra gli strati più bassi della popolazione; i patrizi osteggiarono questo culto orientale ed il Senato nel 64 a.C. si pronunciò contro. Ma ci fu quasi una sollevazione popolare per cui fu stabilito che il culto di Iside poteva essere seguito solo al di fuori delle mura di Roma.
Il più antico luogo di culto isiaco di Roma è l’Iseum Metellium, fondato da Publio Metellio Pio nell’80 a.C., identificato con l’Iseo esistente nella Regio III augustea di cui alcune strutture dell’edificio sopravvivrebbero tra la via Labicana e Via Merulana, in Piazza Iside. Ma forse il più famoso è l’Iseo Campense, che si trovava in Campo Marzio dove l’Acquedotto dell’acqua Vergine voluto da Agrippa attraversava la via Flaminia: fu fatto costruire dai triumviri Ottaviano, Marco Antonio e Lepido nel 43 a.C. per ingraziarsi il popolo e quando poi divenne princeps Ottaviano , pur non essendo favorevole al culto, preferì non prendere alcuna decisione ed il culto di Iside continuò ad avere i suoi seguaci a Roma.
Secondo alcuni studiosi l’Iseo Campense fu fatto distruggere da Tiberio e poi sarebbe stato proprio Caligola a farlo ricostruire, anche se quasi sicuramente l’osservanza dei rituali da parte di Caligola avveniva in ambiente privato: l’Aula Isiaca sul Palatino ...



Per leggere tutto l'articolo iscriviti!



di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 19/07/2015)