Gli abiti trasparenti delle donne romane
Nell’antica Roma l’abito indicava la condizione della donna e veniva considerato tutela corporis.
L’abito della donna romana era composto di tre parti: la tunica, una camicia indossata sulla pelle, la stola una veste che si portava sopra la tunica, e la palla che era un mantello quadrato che si portava sopra la stola e con cui la matrona si copriva la testa quando era in pubblico. L’abbigliamento era simile a quello maschile ma già verso il V-IV sec. a.C. la stola cominciò a differenziarsi e divenne ad talos demissa, ovvero lunga fino ai piedi con un largo bordo in fondo detto instita.
Fino all’epoca della II guerra punica l’abito lungo fu un privilegio esclusivo delle matrone, la stola le differenziava dalle schiave e dalle donne di bassa condizione che portavano una tunica corta, anche le prostitute portavano una tunica corta su cui indossavano una toga scura.
La stola doveva tutelare la donna per bene dagli sguardi indiscreti e per questo arrivava fino ai talloni ed anche la testa doveva essere coperta; già nel rito matrimoniale si doveva presentare coperta con il Flameum, il velo augurale di colore rosso come quello della sposa del Flamen Dialis che non poteva divorziare. Una volta sposata, ogni volta che usciva doveva usare la palla per coprirsi la testa; questo comportamento indicava la sua riservatezza e preveniva qualsiasi occasione di adulterio e garantiva il marito dell’appartenenza alla propria stirpe dei figli che la donna generava.
Il costume era talmente stringente che uscire di casa con la testa scoperta per la donna poteva costituire causa di divorzio; Valerio Massimo racconta che nel I sec. d.C. un certo Sulpicio Gallo ripudiò la moglie perché era uscita di casa a capo scoperto, motivando la sua decisione con queste parole:
”La legge ti prefissa solo i miei occhi per farti giudicare nelle tue forme. Per questi occhi acconcia la tua bellezza, a questi occhi dovrai apparire bella, all’infallibile commento di questi occhi devi affidarti. La circostanza che ti sia messa in vista in maniera troppo provocante ti rende necessariamente sospetta e colpevole.”
Molte cose cominciarono a cambiare nella società romana quando dopo la vittoria nella II guerra punica, entrarono nei domini di Roma le terre orientali ed i costumi di quei popoli che esaltavano le forme, il bello ed il lusso. Le matrone romane scesero nel Foro per chiedere l’abrogazione delle Lex Oppia che vietava non solo di possedere più di mezza oncia d’oro ma anche di avere vestiti di colori diversi; l’abrogazione della legge fu discussa nel Foro davanti al popolo di Roma perché le matrone lo imposero riuscendo anche a superare l’ostilità di Catone il Censore che era contrario all’abrogazione in quanto avrebbe favorito il diffondersi di costumi licenziosi ma, soprattutto sminuito l’autorità del pater familias. I portavoce delle matrone sostennero le loro ragioni su un piano strettamente giuridico: la Lex Oppia era stata fatta per superare le difficoltà generate dalla sconfitte di Canne e del Trasimeno, le matrone avevano versato nelle casse dello stato i loro denari e sostenuto la res publica, ora che Roma aveva vinto e la ricchezza era tornata non c’era motivo di mantenere costumi castigati e tasse alte.
Da quel momento l’abbigliamento della matrona cambiò, le stoffe divennero di mille colori: le tinte più ricercate erano il giallo, ricavato dalla zafferano e dalla reseda, il nero dalle noci da galla, il rosso dalla porpora ed il violaceo dal croco. La stola fu sostituita da abiti più raffinati e ricercati ed anche l’uso della lana fu soppiantato dal lino, dalla seta e dai preziosissimi veli.
Gli abiti erano più belli e raffinati, ma non era cambiata la legge: quando una donna violava la morale tradizionale e si era macchiata di impudicizia perdeva il rispetto e la tutela che era dovuta al suo corpo e quindi perdeva la tutela corporis che era rappresentata dal suo abito. Per questo le donne che erano colpevoli di adulterio dovevano indossare una tunica trasparente di modo che le loro forme fossero visibili a tutti, proprio come le prostitute che portavano abiti leggeri e trasparenti per mostrare i loro corpi ai clienti.
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 01/08/2015)
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