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Venus Obsequens e Venere Ericina

Amor Sacro e Amor profano


Nel 295 a.C. l’edile Quinto Fabio Gurge innalzò un tempio a Venere Obsequens (ovvero “obbediente”, rispettosa delle regole).
Per edificare il Tempio l’edile utilizzò le multe che aveva fatto pagare alle molte matrone romane che partecipando alle feste dei Vinalia Rustica del 19 agosto avevano commesso stuprum, ovvero rapporti sessauli illeciti.
Nei Vinalia Rustica si celebravano i riti che propiziavano una buona vendemmia, era una festa dedicata a Giove ma veniva celebrata anche Venere perché i riti richiedevano l’uso del vino, il venenum che era la bevanda degli dei; il venenum era la pozione magica che conteneva il venus, la quintessenza del fascino incantatore di Venere.

La potenza venusiana del vino non era misurabile per i romani, poteva essere necessaria una coppa od anche potevano bastare poche gocce per propiziarsi gli dei, perché il vino era bevanda rituale e l’uso quotidiano poteva essere fatto solo allungandolo con l’acqua. Le matronae non erano state capaci di contenersi e per questo furono processate e condannate, anche se fu una condanna lieve se si considera che ancora nel VII secolo alle donne era vietato bere vino e se sorprese dal marito a berne questo poteva infliggerle una giusta punizione.
Quinto Fabio Gurge per il culto di Venere piena di grazia, con il ricavato delle multe irrorate alle matrone, fece costruire il Templum Venus Obsequens ad Circum Maximum e attinente al tempio un servitium che era il luogo dove si svolgeva la prostituzione sacra.
Del Tempio del III secolo non sono rimaste tracce, mentre si conosce un altro Tempio dedicato a Venus Obsequens costruito quando fu fondata Posidonia (attuale area di S. Venera); qui il tempio veniva frequentato sia dalla Matronae che dalle Veneriae (prostitute) che utilizzavano spazi diversi per i loro riti, evitando qualsiasi contaminazione.

Quando durante la seconda guerra punica Quinto Fabio Massimo chiese la protezione di Venere che aveva un santuario ad Erice, promise che gli avrebbe dedicato un tempio a Roma: nel 215 a.C. sul Campidoglio fu dedicato un Tempio a Venere Ericina. Trenta anni dopo Lucio Porcio Licinio chiese la protezione di Venere nella guerra contro i Liguri e nel 181 a.C. viene edificato un secondo tempio dedicato a Venere Ericina, ma questa volta fuori le mura; il Tempio era circondato da un portico e qui si praticava la prostituzione sacra, ma a Roma si persero molte delle connotazioni che l’usanza aveva nell’originario rito greco, probabilmente divenne solo un’offerta del proprio corpo per la dea ed il guadagno andava al tempio; questo tipo di offerta a Roma veniva fatta solo dalle prostitute.
La Venere Ericina di Porta Collina era la patrona delle prostitute ed il suo Tempio era fuori le mura

perché gli adolescenti e le donne sposate non si trovino messi di fronte, nella città, alle passioni suscitate da Venere” (Vitr., 1.7.1)

Gli storici ritengono che il Tempio si trovasse nell’area compresa tra le attuali Via XX Settembre, Via Piave e Corso d’Italia; in quest’area furono ritrovati alla fine dell’Ottocento l’Acrolito Ludovisi ed il Trono Ludovisi. Le caratteristiche dell’Acrolito hanno fatto pensare si trattasse dell’immagine di Venere che fu portata a Roma dalla Sicilia, tuttavia è più probabile che ambedue provenissero dal Santuario di Persefone a Locri.
Nel cosiddetto Trono Ludovisi il bassorilievo centrale rappresenta la nascita di Venere, mentre le due figure ai lati rappresentano i due tipi di donne dedite al culto di Venere, simboleggiando l’amor sacro e l’amor profano.
Il Tempio di Venere Ericina fu dedicato il 23 aprile, giorno in cui si festeggiavano i Vinalia Priora ed il vino nuovo veniva consacrato a Giove esprimendo la fecondità di Venere; in quel giorno le professae ( le prostitute registrate) andavano al tempio che quasi certamente ospitava anche delle ierodule, eredi delle antiche sacerdotesse che praticavano la prostituzione sacra.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 20/08/2015)