Terme di Elagabalo
Nella Historia Augusta si racconta che l'Imperatore Elagabalo fece costruire nei pressi del grande tempio che dedicò al Dio Sole un lavacrum publicum così quando nel secolo scorso durante scavi archeologici nelle sostruzioni a sud del Palatino si ritrovarono le vestigia di un balneum venne denominato Terme di Elagabalo anche se in realtà quell'edificio era successivo di quasi due secoli al regno di Antonino Bassiano. [ 1]
Come in tutta quell'area del Palatino contigua al Tempio di Giove Statore, esistono testimonianze di costruzioni appartenenti ad epoche diverse, dall'età monarchica alla julio-claudia, a quella adrianea sino alla severiana e poi la fase tardo-antica a cui si riferiscono le vestigia più facilmente individuabili. Durante scavi eseguiti a partir dalla fine del secolo scorso è stato portato alla luce un complesso che risale al III sec. d.C. e si sviluppa tra la Summa Via Sacra ed il Tempio di Venere e Roma a Nord e le sostruzioni del Palatino a Sud; vi sono stati scavati più di 20 ambienti che si aprivano intorno ad un cortile a pianta rettangolare; nel IV secolo cambiarono le destinazioni di quegli spazi ed il cortile venne occupato da altri ambienti e da due fontane di cui una monumentale. [
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Successive scavi archeologici hanno indagato strati più profondi scoprendo anche costruzioni di età arcaica e poi tabernae e domus risalenti all'età repubblicana; il complesso è interessante per capire le trasformazioni subite dall'area in conseguenza non solo di fatti catastrofici come l'incendio del 64 ma anche per effetto delle decisioni urbanistiche dei principi di Roma.
I reperti di scavo hanno indicato che l'area era già abitata nella prima età del ferro (IX secolo), infatti ci sono i resti di due capanne datate 800-720 a.C consistenti nei buchi nel terreno in cui erano infissi i pali oltre a frammenti ceramici che ripetono i modelli di quelli rinvenuti nella necropoli dell'antica Gabii in territorio albano.
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Questi ritrovamenti possono essere riletti come conferme della corrispondenza storica con la leggenda della fondazione di Roma nel VIII secolo da parte di Romolo che era di ascendenza albana.
Altro elemento importante è la vicinanza di queste costruzioni all'area del Tempio di Giove Statore, segno che la zona era già abitata quando all'inizio dell'età monarchica fu costruito il tempio.
Se al tempo di Romolo l'area era esterna alla prima cinta di mura, già al tempo di Anco Marzio era stata urbanizzata proprio per la sua vicinanza al Tempio di Giove Statore e perché si affacciava sulla Via Sacra. Alla fine dell'età repubblicana l'area era occupata da tre domus, la prima verso est di età julio-claudia aveva il piano terreno adibito a tabernae, ne sono state individuate 8 mentre l'abitazione retrostante si sviluppava sulle pendici del Palatino. Delle altre due domus sono stati individuati solo tratti di fondazioni; di questo assetto sono individuabili le sole condotte fognarie che passavano nella strada che divideva questa domus da un'altra verso la Velia. L'incendio del 64 bruciò tutto e fu la premessa per la costruzione della monumentale via porticata voluta da Nerone con orientamento est-ovest. [
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In età flavia non furono apportate modifiche nell'area ed anzi gli archeologi sono del parere che i portici neroniani servissero principalmente a coprire la mancanza di costruzioni verso le sostruzioni del Palatino. Fu l'imperatore Adriano che mettendo mano al grande Tempio di Venere e Roma decise anche la sistemazione dell'area che lo metteva in comunicazione con il Palatium.
Adriano pensò ad un edificio con due corpi di fabbrica; quello ad est con un minor numero di vani e posto ad una quota inferiore, mentre quello ad ovest con un maggiore numero di vani ... [
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 24/10/2017)
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