Login    FOLLOW US ON follow on Facebook follow on Twitter follow on Pinterest follow on Tumblr follow on Google Plus

Tempio di Marte in Clivio


Il tempio più antico dedicato al dio della guerra, Marte, si trovava appena fuori le mura, oltrepassata Porta Capena nei pressi della primo miliarum della Via Appia, in posizione dominante sulla valletta dove scorreva l’Almone. Qui i generali romani radunavano le legioni prima di partire per le campagne militari e qui i soldati, tornati dalla guerra, lasciavano le armi prima di entrare nell’Urbe.

Il tempio risaliva al IV secolo a.C. e, secondo quanto riporta Tito Livio, fu costruito per un voto durante la guerra gallica e dedicato il 1° giugno del 368 a.C. dal duomviro Tito Quinzio; per arrivarci fu realizzata una strada che partiva da Porta Capena e che essendo in leggera salita fu chiamata Clivus Martis; quando nel 189 a.C. fu pavimentato il primo miglio della Via Appia, fu pavimentato anche il clivio che portava al tempio e lungo la strada furono aggiunti dei portici.

Oggi di quel Tempio non rimane nulla se non la sua rappresentazione nel bassorilievo dell’attico dell’Arco di Costantino; il bassorilievo proviene dall’arco di Traiano che si trovava sulla via Appia tra Porta Capena e l’Arco di Druso: nel bassorilievo è individuabile a sinistra il Tempio di Marte in posizione più elevata in quanto posto sul Clivio.
Ad ulteriore conferma della posizione è anche il ritrovamento, avvenuto alla fine del XVI secolo, della iscrizione posta dopo la pavimentazione della strada e che oggi si trova nei Musei Vaticani; tuttavia nell’VIII secolo nelle guide dell’epoca – Anonimo Einsiedeln – la indicano ancora come posizionata in sito dove doveva essere ben visibile per le sue dimensioni di piedi 6 x 3,5 (cm. 179x103).
Del Tempio di Marte parla sia Cicerone nelle sue epistole che Tito Livio che vi si riferisce anche come ad simulacrum Martis perché all’interno del tempio vi era una statua di Marte, molto probabilmente quella eretta dal console Marco Claudio Marcello nel 216 a.C. per un voto pronunciato durante la guerra per la conquista di Siracusa (CIL I 2 609) e che Giulio Ossequiente nel suo “Libro dei Prodigi” racconta che fu vista sudare.
Nel tempio vi erano anche delle statue di lupi, animali sacri a Marte, e per questo la zona nel tardo impero venne anche chiamata Simulacra Luporum.

Ancora oscure sono le ragioni per cui al suo interno era conservata la pietra chiamata Lapis Manalis che aveva poteri magici, infatti in caso di siccità veniva presa dal Tempio e portata a Roma dove i sacerdoti celebravano un rito di origine etrusca: dal Tempio di Marte partiva la processione guidata dai Pontefici e la pietra veniva trasportata (aqualicium) fino al Clivo Capitolino da cui veniva fatta ruzzolare verso il Foro affinchè potesse sprigionare le forze naturali, dietro le pietre scendevano a piedi nudi e con i capelli sciolti le matrone che recitavano preghiere a Giove perché mandasse la pioggia; vi era poi una seconda parte cruenta del rito che prevedeva il sacrificio di una vittima.
Altri avvenimenti ed altri eventi erano legati al Tempio di Marte: alle Idi di Julius si riunivano nei suoi pressi gli equites per la grande cerimonia annuale del transvectio equitum, la grande parata del cavalieri che era stata voluta da Augusto per ricordare la vittoria del Lago Regillo.
La festa della dedicatio cadeva alle Kalendae Junii (9 giugno)





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 02/10/2015)




Articoli correlati: