Tempio di Marte Ultore
Così come aveva fatto suo padre, Augusto volle costruire un Foro per dare ai romani un nuovo spazio in cui si potesse svolgere la vita pubblica e scelse uno dei pochi spazi rimasti vicino a dove si trovavano molti degli edifici simbolici di Roma, quello contiguo al Foro del padre adottivo Cesare e stretto tra la Via Sacra infima e la Suburra. Se Cesare aveva posto al centro del suo foro un Tempio in onore di Venere, genitrice della sua gens, che l'aveva protetto e guidato nella sua scalata al potere, Ottaviano a cui l'onore di essere il primus era arrivato come eredità non poteva che costruire un tempio per Marte il dio che gli aveva concesso di potere vendicare la morte del padre assassinato dagli oppositori. Alla vigilia della battaglia di Filippi nel 42 a.C. egli votò al dio la costruzione di un tempio per ringraziarlo del favore che gli avrebbe accordato nel perseguire la sua giusta vendetta.
Sembra fosse già nelle intenzioni di Giulio Cesare erigere un grande tempio in onore di Marte ma l'epiteto Ultor che Ottaviano scelse sottolineava e legittimava la sua vendetta contro i cesaricidi.
Ovidio al Libro V dei Fasti riporta le parole che Ottaviano avrebbe pronunciato per il suo voto prima della battaglia di Filippi :
“... si mihi bellandi pater est Vestaeque sacerdos auctor et ulcisci numen utrumque paro, Mars ades et satia scelerato sanguinem ferrum stetque favor causa pro meliore tuus. Templa feres et me victore vocaberis Ultor. ”
“... Se è vero che la semplice morte di un padre e sacerdote di Vesta, mi porta sul campo di battaglia per vendicare questa maestà doppiamente sacra, assistici, o Marte!Lascia che le nostre spade bevano il sangue dei criminali e che il partito della giustizia ottenga il tuo sostegno! Ti dedicherò un tempio, o Marte, e se otterrò la vittoria, sarai chiamato Vendicatore.”
Tuttavia non tutti gli storici ritengono che il tempio sia stato eretto come ex voto “pro ultione paterna”; Svetonio sostiene infatti che Ottaviano abbia voluto realizzare un progetto che era già di Giulio Cesare: costruire un grande tempio “quantum nusquam esset” da dedicare a Marte per commemorare la vittoria sui Parti e che al contempo celebrasse la vendetta compiuta sugli uccisori del padre adottivo.
La costruzione fu lunga e piena di problemi; Ottaviano incontrò molte difficoltà per acquisire i terreni dell'area che furono pagati con i proventi dei bottini delle guerre vittoriose condotte dal princeps contro le città e gli stati che si erano alleati con i suoi oppositori.
Non si conosce il nome dell'architetto a cui fu affidata la progettazione del Foro e del Tempio dedicato a Marte che ne rappresenta il punto focale, mentre è certo che tutto il progetto venne ridimensionato perchè Ottaviano non riuscì a comperare alcuni terreni dal lato della Suburra verso la quale alla fine fu costruito un muro alto ben 33 metri su cui era addossata anche la parete di fondo della cella del tempio.
Nonostante questa limitazione il tempio era splendido e Plinio ( Naturalis Historia XXXVI, 102) lo considerava una delle cose più belle costruite sulla terra; le ricostruzioni lo assimilano alla Maison Carreè di Nimes di cui si sa che venne effettivamente ispirata dal tempio nel Foro di Augusto.
Il tempio era periptero sine postico proprio perchè per dare maggiore profondita alla cella la parete di fondo fu addossata almuro che divideva tutto il Foro dalla Suburra; la pianta sviluppava m. 50 x 35 ed a sua volta riprendeva la pianta del Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare ed in particolare la presenza dell'abside nella parete di fondo della cella predisposta per poter allocare la statua della divinità. Dal Foro di Cesare fu ripresa anche l'impostazione del nuovo foro come una piazza porticata e con al centro la statua del costruttore ed ancora, come il Foro di Cesare, il Foro di Augusto doveva essere la celebrazione della gens Julia.
Come nel Foro di Cesare, il tempio dedicato al dio era il punto focale della nuova piazza Ma se le scelte architettoniche operate nel 54 a.C erano la conseguenza dei molteplici influssi che l'arte romana aveva subito fino a quel momento, l'architettura del Tempio di Marte Ultore rispondeva ad un preciso dettato stilistico che era quello che il princeps voleva per affermare che esisteva anche un'architettura in primis romana i cui canoni sarebbero stati applicati in tutte le città dell'impero sia da ricostruire che da fondare.
All'interno della cella vi erano tre statue di Marte, Venere Genitrice con Cupido e del Divus Julius che alcuni storici ritengono siano state riprodotte nel cosiddetto rilievo di Cartagine, oggi esposto al Museo di Algeri ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 03/09/2021)