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Tempio degli Dei Consenti


Il Porticus Deorum Consentium era un santuario la cui costruzione sembra risalisse al IV-III secolo a.C. ed era il luogo dove avveniva un rito particolare il lectisternio, ovvero era un banchetto pubblico in cui si offrivano cibi agli dei rappresentati dalle loro statue.
Il rito era di origine greca e coinvolgeva sei coppie di dei a cui veniva offerto un banchetto rituale. L’offerta a più divinità contemporaneamente non era nuova nella religione romana che già aveva le triadi formate da Giove-Giunone-Minerva, di origine etrusca, e Cerere-Libero-Libera derivate da arcaici culti agrari a cui venivano offerte libagioni rituali.
L’offerta delle libagioni aveva nomi diversi secondo il genere della divinità; alle divinità maschili venivano offerti lectisternia, ovvero banchetti in cui il simulacro del dio si trovava sdraiato su un lectus, mentre, alle divinità femminili veniva offerto un sellisternia dove i simulacri erano seduti su una sella.
Il lettisternio era un rito espiativo ed al contempo propiziatorio che veniva celebrato solo di fronte ad eventi particolarmente negativi e non a caso la celebrazione veniva suggerita dal Libri Sibillini, che venivano consultati quando si erano verificati dei prodigia.
Il primo lettisternio fu celebrato nel 399 a.C. come rito salvifico, al fine di scongiurare una epidemia verificatesi durante un inverno molto freddo a cui era seguita un’estate afosa; in quella celebrazione, durata otto giorni, le libagioni venivano offerte a tre coppie di dei: Apollo e Latona, Ercole e Diana, Nettuno e Mercurio.
IL rito prescriveva anche dei comportamenti in cui erano coinvolti tutti i cittadini come racconta Livio:

"Aperte in tutta la città le porte delle case e posta ogni cosa all’aperto, a disposizione di chiunque volesse servirsene, si ospitarono i forestieri, a quanto si racconta, senza alcuna distinzione, noti ed ignoti, e si conversò in modo affabile e bonario anche coi nemici; ci si astenne dalle dispute e dai litigi; si tolsero anche, in quei giorni, le catene ai carcerati, e ci si fece poi scrupolo di incatenare nuovamente coloro ai quali gli dei erano così venuti in aiuto."

La città in quei giorni rimase sospesa nel tempo ricreando una mitica concordia. Di quanto accaduto non mancò chi ne tentò una strumentalizzazione politica: la pestilenza era un prodigia che gli dei avevano mandato per indurre la città a riflettere su alcuni avvenimenti recenti, soprattutto alcuni cambiamenti che aprivano posizione di potere alla plebe, cambiamento malvisto dai patrizi più conservatori. Livio così spiega gli avvenimenti:

"Già erano vicini i comizi per l’elezione dei tribuni militari, dei quali i patrizi si preoccupavano quasi più che della guerra [contro Veio], poiché vedevano che il supremo potere non solo era condiviso con la plebe, ma quasi perduto. Perciò, pur avendo predisposto di comune accordo per la candidatura i personaggi più illustri, tali da dar loro la certezza che si sarebbe avuto ritegno a respingerla, nondimeno essi, come se fossero tutti candidati, ricorrendo ad ogni mezzo, scomodavano non soltanto gli uomini, ma anche gli dei ..."

Dopo il contatto con la cultura greca le coppie di dei diventarono sei ed erano composte dalle principali divinità dell’Olimpo che però i romani accoppiarono secondo il sacrum coniugium. Il lectisternio avveniva su sei pulvinar in cui erano sdraiate le coppie Giove e Giunone, re e regina degli dei, Nettuno e Minerva, Marte e Venere, l’uno progenitore delle tribù dei Ramnes e l’altra madre di Enea, Apollo e Diana, dei del Sole e della Luna, Vulcano e Vesta, che sovraintendono al fuoco, ed infine Mercurio e Cerere, ambedue protettori degli elementi economici della vita, l‘uno dei commerci, l’altra della produzione agricola ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 28/04/2016)