Tempio della Concordia
Il pellegrino che visitò Roma nel VII secolo e ne lasciò il resoconto oggi conosciuto come Itinerario di Einsielden ebbe la fortuna di vedere ancora ergersi nel Foro i templi di Vespasiano e della Concordia oltre a magnifiche statue equestri di bronzo nel Foro.
Oggi del tempio sono individuabili solo parti delle fondamenta del podio, che non fu distrutto dai barbari che a più riprese saccheggiarono Roma e nemmeno fu abbattuto durante gli aspri scontri tra le famiglia nobili del Medioevo, ma ebbe una fine che oggi sembra sacrilega: “Romani postmodum ad calcem aedem totam et porticus partem disjectis columni sunt demoliti” , quindi il tempio finì come calce per le costruzioni della Roma Rinascimentale.
Il tempio era stato eretto da Lucio Furio Camillo nel 367 a.C. per onorare la Concordia raggiunta a Roma con l’accordo da patrizi e plebei che si erano scontrati dopo l’approvazione delle leggi Licinie-Sestie che avevano aperto l’accesso al consolato per i plebei. La scelta del luogo dove realizzarlo non fu casuale: nel Foro e nelle immediate vicinanze della Curia, del Comitium e dei Rostra dove si svolgevano le attività politiche e i cittadini di Roma si confrontavano, dove più che altrove era necessaria la protezione della Dea Concordia.
Sicuramente il Tempio fu gravemente danneggiato dal grande incendio che nel 210 a.C. bruciò i due lati del Foro tanto che dovettero essere ricostruite le tabernae che si trovavano dopo la Curia sul lato sinistro del Foro. I danni furono molti se poi nel 121 a.C. Lucio Opimio fu incaricato dal Senato di ricostruirlo interamente come celebrazione della ritrovata concordia tra il partito dei patrizi e quello dei plebei dopo i gravi disordini, in cui era stato anche ucciso il tribuno della plebe Sempronio Gracco.
Proprio a questa ricostruzione appartengono i resti visibili del tempio che sono uno degli esempi visibili dell’applicazione delle nuove tecniche edilizie dei romani quali l’opus caementicium, detto anche calcestruzzo romano e dato da un impasto di calce, pozzolana e caementa.
Il tempio ricostruito da Opimio era molto grande tanto che a volte vi si svolgevano riunioni del Senato, soprattutto quando si stavano prendendo decisioni importanti per Roma; fu qui che infatti Cicerone pronunciò l’ultima delle sue orazioni contro Catilina quando, ormai ottenuta la condanna a morte di tutti i congiurati, invito il Senato a ringraziare la dea per la ritrovata concordia di tutti i cittadini onesti.
Questo episodio dimostra la grande importanza del culto della Dea Concordia e di come il Tempio sia sempre stato considerato importante e ricostruito ed abbellito più volte nei secoli; l’altro restauro importante, resosi necessario dopo un ennesimo incendio nel 7 a.C., fu realizzato al tempo di Augusto e fu piuttosto lungo e la dedicatio avvenne solo il 16 gennaio del 10 d.C. ed a farla fu Tiberio, ormai erede designato, che la fece a nome suo e del fratello Druso già defunto. La dedicatio in cui fu celebrata anche la vittoria riportata da Tiberio sui Germani, vide assegnata un nuovo epiteto al tempio che fu dedicato alla Concordia Augusta per celebrare la pax portata da Augusto in tutto l'Impero.
Il Tempio restaurato era un esastilo corinzio con la cella posta trasversalmente rispetto al pronao, era una soluzione architettonica imposta dal particolare sito in cui era stato edificato essendo chiuso nella parte posteriore dalle sostruzioni del Tabularium ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.1 - 14/09/2016)
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