Tanaquil, dal mito alla storia
Nella Roma dell'età monarchica le figure regali femminili assumono rilevanza solo in quanto indirizzano le scelte del potere maschile, così è per Ersilia, moglie di Romolo che interviene nella battaglia per unire i due popoli che rischiano di annientarsi l'un l'altro, così è per Servia che tradisce il padre per il marito Tarquinio ma più complessa ed emblematica è la figura di Tanaquil, moglie etrusca di Tarquinio Prisco che dopo aver indirizzato le scelte di Tarquinio interpreta il volere degli dei e porta sul trono Servio Tullio.
Le notizie su Tanaquil o Tanaquilla si confondono tra mito e storia, oggi gli studiosi ritengono che sia realmente esistita ed i racconti su di lei si confondono ed intrecciano con molti dei riti romani. E' certo che fosse già la moglie di Tarquinio - che, secondo Tito Livio, si chiamava Lucomone ed era figlio di Denarato proveniente a sua volta da Corinto - quando questi decisero di trasferirsi a Roma; entrambi provenivano da Tarquinia dove lei apparteneva ad una nobile famiglia ed era stata istruita all'arte aruspicina. Alle sue abilità di interprete dei segni è legata la prima leggenda che riguarda l'arrivo di Tarquinio a Roma: Secondo la storia mitica Lucumone e Tanaquil avevano lasciato Tarquinia perché nella città etrusca non veniva aperta la carriera politica a coloro che, sebbene ricchi o sposati con donne etrusche, non erano etruschi essi stessi; sarebbe stata Tanaquil, donna intelligente e volitiva, a suggerire al marito di trasferirsi nella città nuova sorta sul guado del Tevere e che accoglieva gli stranieri disposti a farsi romani senza preclusioni. Quando arrivarono a Roma dalla riva destra del Tevere e dall'alto del monte Janiculum stavano guardando la città, un'aquila scese dal cielo e portò via a Tarquinio il tutulus, il tipico copricapo degli Etruschi, per poi, tornata in volo, lasciarlo ricadere sulla testa di Tarquinio.
Tanaquil subito interpretò il fatto come un prodigio perché l'aquila, animale sacro a Iovis, nel togliere e far ricadere il copricapo su Tarquinio aveva di fatto indicato il suo destino di re. Tarquinio a Roma ebbe modo di mostrare le sue capacità e presto divenne uomo fidato del re Anco Marzio. Dionigi racconta che, anni dopo Tanaquil, ormai divenuta Tanaquilla e donna potente fra l'aristocrazia romana, in virtù del sua fama di aruspice fece conoscere l'evento e soprattutto diffuse la sua interpretazione come volere divino riuscendo a convincere il popolo di Roma ad eleggere Lucio Tarquinio come successore del defunto Anco Marzio.
Secondo gli storici questa è una vera leggenda utile per rendere comprensibile a tutto il popolo una sorta di “colpo di mano” con cui il bravo condottiero etrusco Lucio Tarquinio si fece nominare tutore dei piccoli figli di Anco Marzio e prese anche il potere in virtù di un testamento di Anco Marzio che era probabilmente apocrifo. In entrambi le versioni dei fatto la storia fu certamente influenzata da Tanaquil o per aver gestito la propaganda o per aver fatto trovare un testamento falso.
All'interpretazione di un altro prodigio da parte di Tanaquilla sarebbe legata ancora una volta la storia di Roma. L'evento accadde quando Tarquinio era già diventato re di Roma e nel suo palazzo viveva un bambino di nome Servio Tullio la cui testa cominciò ad ardere mentre dormiva; i servi cominciarono a gridare per quanto stava accadendo stavano per gettare dell'acqua sul fanciullo quando arrivò Tanaquilla che ordinò di non fare nulla perché il fuoco era un segno, quel bambino sarebbe diventato la luce della reggia ed era destinato a grandi così. Quando si svegliò il fuoco scomparve e da quel giorno Servio Tullio fu seguito con attenzione da Tanaquilla e poi diventato uomo ebbe in moglie una delle figlie di Lucio Tarquinio e di Tanaquilla.
Quando Tarquinio venne assassinato per una congiura di Palazzo organizzata dai figli di Anco Marzio, sarà Tanaquilla ad esortare Servio Tullio a prendere il suo posto, ma soprattutto sarà lei a comunicare al popolo romano che sono gli dei ad aver indicato Servio come nuovo re. Secondo Tito Livio si sarebbe affacciata da una “finestrella” della Domus Tarquinii che dava sulla Via Nova e da lì parlò al popolo in tumulto; lo rassicurò che il re era ancora vivo e che doveva riprendersi nel frattempo le sue funzioni sarebbero state svolte da Servio.
Il popolo si calmò, pochi giorni dopo venne annunciata la morte del re e la sua volontà di lasciare il trono a Servio, i congiurati ormai sconfitti ripararono a Suessa Pometia.
Ancora una volta Tanaquil, con la sua intelligenza e le sue arti aruspicine aveva deciso per il futuro di Roma.
Mentre Livio e Plutarco raccontano di Tanaquil come di una nobile donna etrsca ed esperta di cose arcane, Plinio il Vecchio racconta di una donna arrivata a Roma in qualità di abile tessitrice:
Lanam in colu et fuso Tanaquilis, quae eadem Gaia Caecilia vocata est, in templo Sancus durasse prodente se auctor est M. Varro factamque ab ea togam regiam undulatam in aede Fortunae, qua Ser. Tullius fuerat usus.
Marco Varrone afferma per averlo visto che nel tempio di Sanco c’era ancora ai suoi tempi la lana sulla conocchia e sul fuso di Tanaquilla, la donna che fu chiamata anche Gaia Cecilia; riferisce che era conservata nel tempio della Fortuna la toga regale ondulata fatta da lei stessa e della quale si era servito Servio Tullio.
La regina di cui racconta Plinio ha anche un nome romano, Gaia Cecilia, ed è l'archetipo della donna romana: domiseda e lanifica.
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 06/01/2021)