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Porticus Aemilia

Porticus Aemilia

Nel 193 a.C. gli edili curili Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo per le accresciute necessità della città di Roma decisero di dotare l' Emporium (porto) di una nuova costruzione dove le merci che arrivavano in città con le imbarcazioni che risalivano o scendevano il Tevere e venivano sbarcate presso la Ripa Marmorata potessero essere immagazzinate in attesa di essere rivendute; l’edificio era il più grande fino ad allora costruito e misurava 487 di lunghezza e 60 metri di larghezza. Era composto da una lunga banchina e da un retrostante edificio per lo stoccaggio delle merci. Il grande edificio come d'uso ebbe il nome dei magistrati che ne avevano deciso la costruzione, venne così denominato Porticus Aemilia. Tito Livio racconta che la sua costruzione fu ultimata nel 174 a.C. durante la censura di Quinto Fulvio Flacco e Aulo Postumio Albino, anche se oggi gli archeologi sono più propensi a ritenere che quella del 174 sia stata una ristrutturazione o un ampliamento, mentre è accertato che in quella data il porticus fu lastricato in pietra e suddiviso da barriere tra le scalinate che scendevano al Tevere.
Gli Aemilii nel 193 a.C. fecero costruire un altro porticus, anche questo chiamato Aemilia, a nord del Campidoglio, tra la Porta Fontinalis e l’Ara Martis ma di dimensioni inferiori a quella che costruirono fuori della Porta Trigemina; l’ipotesi degli studiosi è che questi due edifici logistici avevano una funzionalità connessa, fatto che sembra essere confermato anche dalle parole di Tito Livio secondo il quale gli Aemilii perduxerunt entrambe le porticus (Tucci, 2012), ovvero costruirono edifici collegati funzionalmente. Senza dimenticare poi anche l'altra testimonianza di Tito Livio riferita all'intervento del 174 dei censori Fulvio Flacco e Postumio Albino:

et extra eandem portam in Aventinum porticum silice straverunt et eo publico ab aede Veneris fecerunt

nella quale si riferisce alla pavimentazione di un altro Portico che andava dalla Porta Trigemina al Tempio di Venus Obsequens che si trovava sulle pendici dell'Aventino.
Il Porticus Aemilia date le sue dimensioni influenzò tutto lo sviluppo urbanistico dell'area posta tra il Tevere e l'Aventino, così come il Porticus seguiva il corso del fiume, allo stesso modo si allinearono gli horrea che furono costruiti in un secondo tempo e che aumentarono le ricchezze delle famiglie patrizie che possedevano quegli spazi che fino ad allora erano utilizzate per le coltivazioni agricole. Si avvantaggiarono della presenza del Porticus Aemilia come ad esempio la gens Sulpicia, che al tempo di Servio Sulplicio Galba console del 144 a.C. costruiì dei magazzini di grandi dimensioni conosciuti dapprima come horrea sulplicia e dopo il restauro fatto dal console del I secolo d.C. come horrea galbana , identificati anche nella Forma Urbis di età severiana.
La Posizione del Porticus fu di relativa facile individuazione fra i frammenti della Forma Urbis e consenti a Giuseppe Gatti di posizionarla correttamente anche perché molte furono le conferme che raccolse dagli scavi archeologici nell'area lungo cui correva il tracciato dell'antica strada Campana . Gli studiosi stanno comunque continuando a discutere sull’ identificazione dell’edificio in quanto fuori Porta Trigemina vi erano anche i Navalia, ovvero l’arsenale di Roma; gli argomenti a sostegno di questa tesi derivano proprio dalle dimensioni e caratteristiche strutturali dell’edificio ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 04/09/2019)