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Portico di Ottavia

Portico di Ottavia

La strategia politica di Ottaviano impose ai suoi parenti ed a coloro che avevano ottenuto privilegi e favori dal suo successo di rendere partecipe della loro fortuna tutti i cittadini di Roma realizzando opere che potessero essere godute da tutti e per essere di esempio lui per primo finanziò la realizzazione di molte opere tra cui quello che ancora oggi è un sito famoso di Roma: il Teatro Marcello. Nei pressi del teatro, appena superati i due templi di età repubblicana dedicati a Bellona e ad Apollo Medico, poi conosciuto come di Apollo Sosiano, si trovava una costruzione conosciuta come Porticus Metelli, edificata nel 146 a.C da Quinto Cecilio Metello Macedonico che così impiegò parte del grandioso bottino che aveva conquistato con la vittoria sul regno di Macedonia.
Metello Macedonico aveva fatto costruire nell'estrema parte orientale del Campo di Marte, un grande porticato che racchiudeva due templi, quello dedicato a Giunone Regina già edificato nel 179 a.C. da Marco Emilio Lepido e poi una aedes che lo stesso Metello volle dedicare a Iovis Statoris. In base ad elementi di fondazione rinvenuti durante gli scavi archeologici, il porticato che racchiudeva un'area di circa 10.000 mq.,doveva essere un quadriportico realizzato secondo la tipologia della stoà greca. Anche la decorazione architettonica doveva essere di stile greco ed infatti la tradizione sembra confermata dalla descrizione di Plinio che cita Sauros e Batrachos come nomi di artisti greci che lasciarono la loro firma con figurazioni di lucertole e rane connesse al significato etimologico dei loro nomi.
Gli scavi archeologici hanno confermato che la pianta del monumento fu rispettata anche nelle ristrutturazioni successive ed il portico si presentava come un grande recinto che nel prospetto anteriore verso il Circo Flaminio aveva una navata unica mentre sui lati aveva una doppia fila colonne che così permettevano di aver ampi spazi coperti destinati ad accogliere i segni della grandezza del suo costruttore, ovvero le spolia dei territori conquistati.
Molte sono le testimonianze letterarie che raccontano come all'interno del porticato erano esposte molte opere d'arte e tra queste la più famosa ed ammirata doveva essere la Turma Alexandri, la grande opera in bronzo che Alessandro aveva commissionato a Lisippo per celebrare il sacrificio della sua cavalleria nella battaglia di Granico del 324 a.C..
Il grande gruppo bronzeo si trovava nel tempio di Giove a Dion, cuore religioso della Macedonia, ed era stata portata a Roma dallo stesso Quinto Cecilio Metello come spolia di guerra. Le statue bronzee dei 24 cavalieri oltre quella di Alessandro si presume che dovevano essere poste tra le colonne e rivolte verso la facciata dei templi; da un affresco che si trova all'interno dei Praedia di Julia Felix a Pompei, ed in cui si può vedere uno schema architettonico diffuso nel II-I secolo a.C., si può avere un'idea di come le statue equestri dei cavalieri di Alessandro fossero posizionate tra le colonne del Porticus Metelli.
Notizie di come si doveva presentare l'intera area sono fornite da Plinio che nella sua Naturalis Historia quando nel Libro XXXVI spiega come Metello fece anche realizzare le statue che si trovavano all'interno dei due templi di Iuno Regina e di Iovis Stator. Secondo Plinio avevano misure quasi identiche perchè una volta restaurato il tempio di Giunone Regina, Metello fece realizzare ex novo la aedes di Giove Statore. Cecilio Metello Macedonico costruendo il porticus aveva realizzato un monumento che celebrava la sua famiglia, i Metelli forse il ramo più importante della Gens Caecilia, che toccò il culmine della sua potenza alla fine del II secolo a.C; un secolo dopo era cambiato tutto, il principato di Ottaviano aveva sostituito la repubblica ed anche nei siti urbanistici più importanti di Roma i rappresentanti del nuovo potere andarono a sostituirsi ai vecchi.
Ottaviano, dopo la vittoria sui Dalmati del 33 a.C. decise di iniziare ad intervenire sui monumenti dell'Urbe che l'avrebbero trasformata in una città di prezioso marmo ed il Porticus Metelli fu uno dei primi. Le ragioni della scelta sono ipotizzabili: era oltre un secolo che il porticus stava davanti agli occhi di tutti a testimoniare i trionfi di Roma e se questo poteva alimentare l'orgoglio del popolo romano, poteva anche indurre soggezione nelle delegazioni straniere che il Senato era solito ricevere nel vicino Tempio di Apollo Sosiano ed infine essere di monito ai rischio di indurre Roma a dichiarare una guerra che sarebbe iniziata con il rito celebrato dai Feziali che scagliavano una lancia contro la columna bellica posta davanti al tempio di Bellona e che poteva finire con l'esposizione nel Portico d'Ottavia delle spolia dei popoli vinti.
Se è certo che le risorse finanziarie furono messe a disposizione da Ottaviano, oggi alcuni storici sono propensi ad ipotizzare che sia stata Ottavia ad occuparsi della ristrutturazione tra il 27 ed il 23 a.C. e che quindi il nome non dipenda solo dalla dedicatio ma sia propriamente riconducibile a scelte fatta dalla stessa sorella del princeps, tanto che Plinio la descrive come Octaviae Opera.
IL rifacimento del porticus comportò un suo ampliamento sul lato settentrionale; le dimensioni del nuovo recinto erano di mt 134x113 e nei nuovi spazi furono costruite una biblioteca ed una schola conosciuta come Curia Octaviae.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 20/12/2019)