Scoperta Historia di Seneca nei papiri di Ercolano
Una nuova tecnologia e la competenza e pazienza di Valeria Piano hanno restituito al mondo un importante testo di Anneo Seneca il Vecchio: Historiae ab initio bellorum civilium
, un'opera storica relativa agli accadimenti dal periodo delle guerre civili sino all'imperatore Tiberio, probabilmente l'ultima opera scritta dallo storico che morì nel 37 d.C.; l'opera creduta persa era invece nascosta tra i papiri carbonizzati nella Biblioteca della Villa dei Pisoni ad Ercolano.
La ricercatrice ha passato lunghe ore nella sala di lettura della Biblioteca Nazionale di Napoli studiando il papiro PHerc 1067 con la nuova tecnica multispettrale – a suo tempo elaborata dalla Nasa per l'analisi delle immagine interplanetarie ed introdotta nella Officina dei Papiri a partire dagli anni novanta del secolo scorso - che ha consentito di individuare un maggiore numero di lettere e pervenire alla corretta identificazione del contenuto.
La tecnica multispettrale è impiegata con successo soprattutto dei papiri in lingua latina che rappresentano però appena il 10% dei papiri recuperati sino ad ora dalla Villa dei Pisoni.
I papiri in latino presentano migliori condizioni di conservazione anche per la migliore qualità del supporto e per la maggiore cura calligrafica con cui i testi venivano riprodotti seguendo la tecnica che gli studiosi definiscono scrittura posata
. Il papiro PHerc 1067 è scritto in lingua latina, in quella che i filologi definiscono latino arcaico non solo per lo stile della lingua quanto per le tecniche di scrittura impiegate dagli scriba.
La Villa dei Papiri era una splendida villa marittima che Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, suocero di Giulio Cesare, si era fatto costruire affacciata sulla Baia di Neapolis. Era un complesso molto grande che si sviluppava allineato alla litoranea per 250 metri ed era costituita da quattro nuclei diversi: a)un corpo centrale in cui era l'atrium,l'accesso alla villa, il tablinum ed un peristilium quadrato su cui affacciava la sala considerata il deposito dei volumina; b) un'ala orientale in parte ancora da scavare; c)un grande peristilio rettangolare; d) alcune strutture poste ad ovest da cui si raggiungeva un belvedere rotondo.
La villa fu scoperta nel 1738 ampliando l'area di scavo della città di Ercolano, anche se è improprio definire scavi quei sondaggi che avvennero scendendo attraverso pozzi di aerazione per arrivare ai cunicoli che si erano formati negli ambienti della villa. Solo nel 1985 sono iniziati gli scavi a cielo aperto, continuati in più riprese nei decenni seguenti e che hanno permesso di poter vedere l'atrio con il peristilio quadrato ed alcuni ambienti circostanti dove sono presenti affreschi e mosaici.
Dai disegni della pianta realizzati durante gli scavi del XVIII secolo il miliardario collezionista americano Paul Getty si fece realizzare nel secolo scorso a Malibù in California una villa identica che oggi ospita il Paul Getty Museum e, soprattutto fornisce un'immagine verosimigliante dello splendore della Villa de Pisoni.
Le ceneri dell'eruzione del Vesuvio del 24 agosto del 79 d.C. investirono la villa che fu ricoperta da ben 25 metri di materiali ad una temperatura che è stato calcolato fosse tra i 300° ed i 320° della scala Celsius; i materiali ricoprirono la villa ritrovata casualmente durante gli scavi al tempo dei Borboni.
Fu identificato un peristilio con oltre sessanta colonne che circondava una vasta piscina e su cui si aprivano innumerevoli ambienti, elegantemente decorati. In quegli ambienti della villa si scavò dal 1750 al 1761 quando esalazioni venefiche costrinsero ad interrompere la ricerca che aveva portato al ritrovamento di splendide sculture in bronzo e in marmo, di stile greco e romano. che oggi si possono ammirare al Museo Archeologico di Napoli e di cui le più note sono le 5 statue di bronzo delle Danaidi che nel XVIII secolo Winckelmann definì come Le danzatrici
, i corridori ed i busti di poeti e filosofi greci.
Durante quelle ricerche furono trovati in più ambienti un numero considerevole di papiri carbonizzati che all'inizio gli scavatori scambiarono per pezzi di legno carbonizzato ma poi accorgendosi che avevano una forma regolare li portarono al direttore degli scavi. Da quel momento inizio il recupero dei papiri che si trovavano sparsi in più ambienti della villa, inoltre alcuni era ammucchiati per terra, altri era riposti in scaffali, altri conservati in uno stipo ed altri ancora chiusi in casse di legno. Alla fine, secondo le testimonianze dell'epoca, furono recuperati circa 1800 papiri ed iniziarono i tentativi per poterli srotolare e leggere . L'estrema fragilità dei rotoli e pratiche piuttosto empiriche hanno causato la perdita di molti papiri almeno fino ad inizio ottocento quando alcuni papiri furono srotolati con una tecnica detta scorzatura
ed i frammenti posti su supporti che hanno consentito per lo più la lettura parziale del testo.
I papiri della villa dei Pisoni hanno riportato alla luce molte opere che si consideravano perdute per sempre; dal trattato Della Natura di Epicuro - del quale i papiri di Ercolano hanno rivelato sette libri sul totale dei 37 di cui era composto -, al più antico speculum principis che Filodemo di Gadara dedicò proprio al suo protettore Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, al Carme Aziatico attribuito a Rabirio,poeta di età augustea che racconta la caduta di Alessandria ed ora quest'opera di Lucio Anneo Seneca Seniore che potrebbe fornire nuove informazione sul passaggio dall'età repubblicana a quella imperiale di cui egli fu testimone diretto. Ma molte altre opere aspettano di essere ritrovate ed inoltre la numerosità dei volumina in greco ( 90% dei papiri) fa supporre agli archeologi che la Biblioteca Latina debba ancora essere trovata perchè, com'era consuetudine sin dall'ultima età repubblicana, tutte le biblioteche romane conservavano separatamente gli scritti in greco da quelli in latino. L'importanza di questi papiri è tale che alcune università hanno istituito il loro studio come una branca della storia antica, la Papirologia Ercolanese perchè … i papiri ercolanesi contengono opere composte tra il IV ed il I sec. a. C. e trascritte tra il III sec. a. C ed il I sec. d. C: riguardano, dunque, complessivamente, un arco di tempo di ben cinque secoli. Inoltre esse sono espressione diretta della vita culturale non di un'area (...) del mondo antico, (...) bensì (de) il centro stesso del mondo antico
(rif. Mario Capasso).
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 21/05/2018)
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