Mille volti di Venere
La più importante dinastia imperiale di Roma rivendicava la discendenza da Venere e per questo il suo fondatore volle dedicarle un tempio in cui veniva celebrata come Venere Genitrice. Ma se questo era stato l'appellativo con cui Giulio Cesare volle onorare la sua ascendenza divina, molti altri erano gli appellativi della dea ed i simboli che ne accompagnavano la rappresentazione nella religione, nel mito, nei grandi poemi e nell'iconografia.
Per comprendere l'importanza della dea nel pantheon romano può aiutare l'etimologia del suo nome. Per l'origine del nome latino, Venus Veneris, la fonte migliore è Cicerone secondo il quale deriva dal verbo venire perchè, come dea dell'amore, viene ovvero si ritrova in tutte le cose; altre interpretazioni lo fanno discendere da venerabilis, nel significata di essere venerata, rispettata che in qualche modo riduce l'immagine della dea dell'amore. Ed ancora altra spiegazione si trova nel mito; nella storia leggendaria il suo nome derivava da venenum, la bevanda degli dei che conteneva appunto il venus, la quintessenza del fascino incantatore di Venere.
Nella mitologia romana, l'origine di Venere rimane misteriosa ed il suo nome non si ritrova nell'antico calendario che indica i giorni in cui le divinità erano celebrate dal popolo. Il suo nome latino Venus evoca peraltro le componenti della religione arcaica, ius e fides, che sottintendono il rapporto tra gli uomini e gli dei. Il significato arcaico della parola venus era mostrarsi accattivante con il dio così che fosse indotto ad accettare l'offerta degli uomini ed esaudire le preghiere che questi gli rivolgevano, ovvero il do ut des su cui si fonda la religione romana. Quando i i romani incontratono gli dei etruschi e quelli dei coloni della Magnagrecia, fu immediato il nesso tra il femminino seducente di Afrodite e di Turan con il termine che rappresentava la fiducia accattivante e l'irresistibile ricerca del piacere; il venus astratto e neutro veniva così personificato in una nuova potente divinità femminile: Venere, sembiante di Afrodite e di Turan.
Se il passaggio sembra ardito basta ricordare che un altro significato del nome Venus é bellezza ed ancora che il lemma è lo stesso di venenum, inteso come filtro amoroso e pozione che induce assoggettazione, quasi un assioma epistemologico che assegna alla bellezza la potenza dell'amore.
La dea italica dopo il III secolo verrà progresivamente assimilata ad Afrodite , dea greca dai tanti poteri e dai tanti ambiti al cui fascino non seppe sottrarsi neanche Platone che ne teorizzò la molteplicità delle forme. Nel Filebo scrisse:
"… Afrodite … si tratta di un'unica realtà, se si ascolta semplicemente il Nome, ma in realtà assume svariate Forme ed in un certo senso differenti le une dalle altre."
Queste forme sono tutte della stessa essenza e la loro diversità è nelle “cause”, nelle relazioni con le altre divinità, nei poteri e negli ambiti che presiedono.
La complessità di Afrodite di cui la filosofia ha trattato per gli stretti legami con il piacere e la potente energia da cui nasce la vita, nasce ab origine dalle caratteristihe della dea arcaica dei popoli mediterranei. Attestazioni letterarie, epigrafiche ed archeologiche sembrabo indicare la terra degli Elimi nella Sicilia occidentale come il luogo dove nacque il culto della dea dell'amore che divenne poi Afrodite peri i greci, Astarte peri fenici, Herentas per i Campani, Venere per i Romani.
Una riconferma della molteplicità dei suoi volti viene anche dal teatro greco quando Euripide nell'inizio dell'Ippolito così fa presentare la greca Afrodite ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 27/04/2023)
Venere di Milo, particolare 130 a.C.– Museo del Louvre, Paris F
Statuetta etrusca raffiguranteprobabilmente Turan – Museo etrusco di Marzabotto IT
Acrolito Ludovisi. Testa della Venere Ericina che dal tempio siciliano i romani portarono a Roma, III sec. a.C. - Museo Palazzo Altemps, Roma IT
Annibale Carracci: Venere ed Anchise, affresco 1597 - Palazzo Farnese, Roma IT
Venere Genitrice – Musei Capitolini, Roma IT
Venere accovacciata, copia romana dall'originale greco di Doidolsas – Museo di Palazzo Massimo, Roma IT