Meta Sudans
Secondo gli storici di età tardo-imperiale sarebbe stato Domiziano a far costruire una grande fontana a pianta centrale nell'area compresa tra l'Arco di Costantino, il lato orientale del Tempio di Venere e Roma, il basamento del colosso voluto da Nerone e l'Anfiteatro Flavio.
Il nome con cui era conosciuta sin dall'antichità, Meta Sudans, era strettamente connesso alla sua immagine ed alla sua funzione, infatti la fontana nello spazio aperto in cui venne costruita svettava come una meta della spina di un circus, mentre l'attributo sudans il cui significato è “che stilla acqua” alludeva chiaramente alla sua funzione.
La centralità del sito in cui la fontana si trovava nella valle tra il Celio ed il Palatino, due colli in cui si insediarono gli abitanti dei pagi sin dall'età arcaica, ha indotto gli archeologi a ricercare le tracce delle frequentazioni precedenti all'età flavia riuscendo a scoprire una fontana risalente al periodo augusteo e molto altro ancora.
Lo studio stratigrafico ha confermato che l'area è stata frequentata senza soluzione di continuità sin dall'età arcaica. Nell'età del Bronzo e fino al VIII secolo a.C. la valletta era attraversata dal Rivo Labicano, un torrente che scorreva ad un livello molto inferiore alla quota di calpestio attuale e raccoglieva le acque che scendevano dai colli circostanti l'abitato come anche dall'Esquilino, Celio e Velia, La depressione dove poi sarebbe stato costruito l'Anfiteatro Flavio era il punto di maggiore accumulo delle acque, il torrente qui faceva un gomito e il suo percorso mutava in direzione sud-ovet verso la Valle Murcia; era alimentato in prevalenza dalle acque meteoriche e quindi l'area era di difficile praticabilità solo nei periodi piovosi dell'anno, per i restanti periodi era un crocevia naturale dei percorsi umani sin dal II millennio a.C.
A cavallo tra l'VIII ed il VI secolo a.C., periodo che secondo la tradizione si identifica con quello dei Sette Re, ci fu un primo insediamento tra il Palatino e la Velia e la prima sistemazione viaria attestata da blocchi di tufo per la canalizzazione delle acque, inoltre sulla pendice nord-est del Palatino è stata individuata un'area sacra per la quali è stata ipotizzata l'identificazione con le Curiae Veteres, santuario che sarebbe stato eretto da Romolo, dove avvenivano le riunioni assembleari delle comunità dei pagi circostanti. Non c'era ancora una fontana ma l'acqua scorreva tra le sponde rinforzate da spallette ed a quell'acqua attingevano gli abitanti della valletta e quanti si recavano al santuario.
La prima vera sistemazione urbana dell'area avvenne dopo la costruzione delle Mura Serviane, periodo in cui fu realizzato anche un primo sistema di fognature in cappellaccio a cui corrispondeva al livello del calpestio la realizzazione di strade e marciapiedi. Il punto focale dell'area restava ancora il santuario civico che ormai era diventato monumento e meta anche di offerte ed ex-voti; tutt'intorno la valletta ma nessuna domus e sarebbe stato così per tutto il primo periodo della repubblica.
A partire dal III secolo a.C., con l'espansione della città, nell'area si cominciarono a costruire le domus, il sistema fognario di smaltimento delle acque venne rifatto in opera cementizia e le strade vennero basolate.Nei decenni sino alla fine della repubblica ci furono interventi di ristrutturazione del muro del santuario e la ripavimentazione delle strade ma quando Ottaviano divenne il princeps l'area venne completamente trasformata: le srade che confluivano nella valletta furono tutte pavimentate e realizzati i marciapiedi, le domus a due piani dell'aristocrazia presero il posto delle più modeste abitazioni precedenti.
Gli interventi di restauro e ricostruzioni di monumenti già esistenti decisi e promossi da Ottaviano furono molti ed anche la valletta tra la Velia, il Palatino ed il Celio entrò nel suo programma di rinnovamento urbanistico che seguì la divisione amministrativa di Roma in XIV Regiones.
Proprio in questa valletta si incontravano i confini di cinque delle XIV regiones: Regio I Porta Capena, Regio II Coelio, Regio III Isis et Serapis, Regio IV Velia (poi Templum Pacis), Regio X Palatium. L'importanza di questo incrocio venne rappresentata con la costruzione di un'edicola dedicata ai Lares Compitales, le divinità a cui era demandata la protezione del sito, di tutti coloro che abitavano il compitum, dei loro animali e delle loro case. L'intervento di Augusto, databile intorno al 7 a.C., fu peraltro più completo; fece realizzare un labrum che era molto più che una fonte a cui tutti potevano attingere perché lo caricò di significati simbolici espressi proprio nella forma che rappresenta un unicum tra i labra di Roma antica.
Gli archeologi, ben sapendo che le scelte degli antichi romani non erano mai dettate dalla casualità, hanno avanzato delle ipotesi sui simbolismi che riguardano sia la forma della vasca che quella del saliente ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 22/02/2021)
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