Menadi, dal mito all’iconografia
Il mito delle Menadi è strettamente associato al culto di Dioniso, di cui sono le sacerdotesse, ed è di origine Tracia e per il carattere orgiastico non fu ben visto già nelle città greche e, sin dal suo arrivo, a Roma fu considerato sempre pericoloso tanto che nel II sec. a.C. i riti di celebrazioni furono addirittura vietati con la famosa pronunciazione del Senato del 186 a.C.
Nella storia mitica delle Menadi è incorporato l’iniziale rifiuto dei greci del culto di Dioniso che li punì attirando a sé le loro donne e per prime tutte le donne dei potenti della Grecia che si erano opposti al culto, queste non riuscirono a sottrarsi alla forza del dio e furono tramutate in Menadi: le Miniadi di Orcomeno, le Pretidi di Tirinto, e le Agave di Tebe.
Terribile è il mito delle tre figlie di Minia, l'eroe fondatore della città di Orcomeno in Beozia; i loro nomi erano Leucippe, Arsinoe ed Arcatoe e alla loro storia sono legati i riti sacrificali del culto così come il nome che definisce le sacerdotesse di Dioniso.
Esistono più versioni del mito che, pur con qualche variante, possono essere ricondotte alla storia di come tutte le donne di Orcomeno abbandonarono le loro case per seguire il sacerdote di Dioniso, mentre solamente le Miniadi restarono in casa a tessere e filare fino a quando tralci d'edera apparirono al posto della trama del telaio e vino e miele cominciarono a gocciolare dal soffitto. La casa sembrò colpita dal terremoto e si sentirono i richiami di belve feroci; il furore prese le tre sorelle che si avventarono su Ippaso, il bambino di Leucippe, e lo dilaniarono. Con le vesti imbrattate di sangue e coronate d'edera corsero poi a raggiungere le altre donne che vedendole sporche di sangue le respinsero e le Miniadi finirono poi tramutate in pipistrelli, animali che secondo la leggenda si nutrono di sangue.
A Tirinto furono le figlie di Preto( o Proitos) ad impazzire ma non per colpo di Dioniso, bensì di Era. Le figlie di del re di Tirinto si chiamavano Lisippa, Ifianassa e Ifinoe erano state punite con il delirio dalla dea offesa per un insulto rivolto al suo tesoro, alla sua statua o alla sua bellezza ; ma Era aveva inflitto loro anche un'altra punizione, una terribile malattia della pelle che le deturpava. La più antica testimonianza del mito è di Esiodo che racconta come le Pretidi furono colpite da una follia che egli chiama elosyne e da una malattia che chiama alphos che le rese calve e fece ricoprire di pustule; saranno poi guarite da Melampo che le farà bagnare nel fiume Anigro.
A Tebe, città di Semele la madre di Dionisio, è Penteo ad opporsi al culto di Dionisio ma soprattutto è il figlio di Agave che aveva calunniato la propria sorella Semele insinuando che il figlio fosse nato da un mortale e non dalla rapporto con Giove di cui si sarebbe vantata, motivo per cuiil padre degli dei l'avrebbe punita incenerendola. A Tebe Dionisio prepara la sua vendetta richiaamando le Tebane sul Monte Citerone per una festa durante la quale ebbra per il vino ebbe la visione di un leone che la minacciava e che per difendersi sbraanò; in realtà era il figlio Penteo che stava spiando le tebane per capire cosa poteva accadere.
Dalla tragica storica mitica di Agave, Euripide alla fine del V secolo a.C. trasse l'ispirazione per la tragedia 'Le Baccanti '.
In Grecia erano le seguaci di Dionisio che invasate dal dio esprimevano il loro “entusiasmo” in una danza estatica il cui parossismo la rendeva simili a manifestazioni orgiastiche. La danza orgiastica o estatica fa parte della religione dei popoli sin dalle epoche primitive e periodicamente si ripropone; in Grecia, nel VII sec. a.C., ricomparve a Delfi dove si cercò di contenere i fenomeni estatici ed orgiastici limitando i festeggiamenti ad alcuni luoghi ed elevandone i significati attraverso rappresentazioni artistiche che al contempo mitigassero l’irruente potenza delle manifestazioni.
In altre città della Grecia da Atene a Sparta, ad Olimpia ed altre c'erano donne incaricate dallo stato di seguire il culto di Dionisio ed erano queste che si trasformavano in Menadi durante le feste dionisiache. La rappresentazione del culto proprio per mitigarne la portata era demandata a prototipi mitici, le ninfe di Nisa, le balie di Dioniso che lo allevarono e lo accompagnarono nel suo viaggio sulla terra. Le Menadi accompagnavano Dionisio nei suoi viaggi e durante le feste si abbandonavano a danze scomposte agitando il tirso, il bastone rituale, con i capelli scarmigliati incoronati da pampini ed edera, suonavano il flauto doppio e percuotevano il tamburello ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.2 - 20/10/2020)