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Liber Linteus

Liber Linteus

Liber è un nome latino della terza declinazione la cui matrice latina si ritrova in libro (italiano e spagnolo), livro (portoghese), livre (francese), llibre (catalano), liburu(basco), leabhar (gaelico scozzese e irlandese) che in origine significava scorza interna dell'albero, etimologia assimilabile a quella di matrice germanica "*bōk-", derivata da beech=faggio, da cui book (inglese), buch tedesco), bog (danese), boken (svedese).
Ma anche i Greci usavano un termine che rimandava all'idea del materiale su cui si riportava la scrittura, biblos o byblos, mutuato dal fenicio gybl o secondo alcuni dalla città fenicia di Byblos da cui proveniva la maggiore quantità del materiale.
Il nome con cui oggi si indica il supporto su cui si riportano i segni che rappresentano le idee della cultura suggerisce che sono gli alberi che forniscono la materia prima e se ora si tratta della cellulosa che, estratta dalla corteccia degli alberi e che con una tecnologia relativamente semplice viene trasformata in fogli di carta, nell'antichità erano vere e proprie tavolette che venivano usate per incidere i segni. Tuttavia l'impiego delle tavolette diveniva di difficile uso quando si trattava di testi lunghi per cui nel tempo furono utilizzati supporti diversi e l''uso delle tavolette fu ridotto a livello di un moderno block notes dove una delle facce era cerata e quindi si potevano prendere appunti che poi dovevano essere riportati sui papiri e nel tardo impero sui codici. Giulio Cesare quando fu trafitto dalle pugnalate nella Curia di Pompeo , aveva con sé la tavoletta cerata su cui era solito prendere appunti durante le riunioni del Senato e con lo stilo cercò di difendersi dai suoi assalitori.
L'evoluzione dei supporti avvenne in concomitanza con l'evoluzione della scrittura. I supporti dei libri furono di molti e diversi materiali dai più antichi che risalgono all'età del bronzo e sono tavolette di argilla che riportano caratteri cuneiformi, alla pietra, alla pelle, ai metalli come i plumbea volumina di cui riferisce Plinio. Conosciuto anche come Rotolo di Rame, risalente al I secolo d.C. e che secondo una leggenda moderna racconta di meravigliosi tesori e dei luoghi dove sono nascosti; scritto in ebraico e ritrovato a Qumran tra i rotoli biblici; oggi molti studiosi ritengono che le quantità di monete ed i 64 luoghi indicati compongano in realtà l'elenco delle decime raccolte in Palestina durante il principato di Vespasiano.
Le civiltà più progredite adottarono altri supporti realizzati attraverso le loro tecnologie più evolute, è il caso dei Libri Lintei, ovvero realizzati utilizzando come supporto della scrittura teli di lino. E' Tito Lvio che menziona come In età repubblicana a Roma sui Libri Lintei erano annotati i nomi dei magistrati. Sebbene la tela di lino consentisse di poter scrivere testi molto più estesi che in altri supporti, era sufficientemente delicata e sicuramente pregiata per cui doveva essere conservata in luoghi chiusi ed utilizzata solo per fissare eventi di importanza superiore.
Tito Livio li definì come libri magistratuum, quindi come gli elenchi dei nomi di coloro che avevano ricoperto cariche in magistratura e che venivano conservati nel Tempio di Juno Moneta. Proprio il fatto che questi libri così preziosi venissero conservati nel Tempio di Juno Moneta fissa, secondo alcuni storici, il limite temporale di inizio dei riferimenti alle magistrature che in essi erano registrati e che deve necessariamente essere posto al 344 a.C. anno in cui il tempio fu dedicato.
Gli storici sono tutti concordi nel ritenere che nei Libri Lintei erano contenute le stesse informazioni che si trovavano negli Annales Veteres come testimoniato dalle concordanze di notizie riferite dalle due fonti su un episodio di particolare importanza come la concessione delle spolia opima a Cornelio Cosso ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 13/01/2021)




Bibliografia:

  • Bruce W. Frier: Libri Annales Pontificum Maximorum: The Origins of the Annalistic Tradition – by American Academy in Rome, 1979.