Lapis Niger
Nella valle tra il Palatino ed il Campidoglio considerata il cuore di Roma, tra le testimonianze archeologiche dell'età arcaica nel dicembre del 1899 avvenne il ritrovamento di un'area quadrata di 12 piedi romani (circa mq 3,5) coperta da un lastricato di pietra nera; la scoperta risvegliò l'interesse di tutti gli archeologi del tempo e ben presto si aprì un acceso dibattito su quale fosse il significato e cosa indicasse quella pietra nera.
La testimonianza letteraria di Festo Avieno indicava il lapis niger come sito funesto in cui si trovava la tomba di Romolo o di Faustolo, oppure di Osto Ostilio ( padre del futuro re Tullo Ostilio), ed in effetti la grande lastra di pietra nera era la copertura di una cella ipogea e poteva essere indicativa di un importante monumento funerario, quasi di un sacrario.
Niger lapis in comitio locum funestum significat, ut alii dicunt Romuli morti destinatum, sed non usu obvenisse ut ibi sepeliretur, sed Faustulum nutricium eius, ut alii dicunt, Hostilium avum Tulli Hostilii regis.
(Festo, De Lingua Latina 177)
Tuttavia altre fonti, come Plinio e gli Atti Arvali, suggerivano altre interpretazioni che mettevano in relazione il sito connotato da quella pietra nera con il Volcanal .
Le posizioni erano in definitiva due: da una parte gli accademici italiani che tendevano a considerarlo un luogo di sepoltura del primo re, o comunque di un personaggio importante della Roma arcaica, elevandolo a “sacrario di stato” di una nazione che era diventata tale solo da quattro decenni; dall'altra gli “ipercritici” come Cristian Huelsen, al tempo segretario dell'Istituto Archeologico Germanico di Roma, che non riteneva che la pietra nera rinvenuta fosse veramente il lapis niger, ma solo un lavoro di restauro di epoca più tarda e che comunque non aveva nulla a che fare con la copertura della Tomba di Romolo.
Oggi che molti dubbi esistono sulla reale esistenza di Romolo come personaggio storico, sembra sempre più probabile che il lapis niger fosse un locus religiosus, che venne “sepolto” con una pietra seguendo la stessa logica con cui venivano sepolti i fulmini; qualcosa di maligno ( un prodigium?) era accaduto in quel luogo ed il lapis niger aveva la funzione di indicarlo ed al contempo di evitare che altro fosse costruito in quel sito funesto.
Ma tutto dovette essere riconsiderato solo pochi mesi dopo il 30 maggio del 1899 quando proseguendo nei lavori di rimozione dei detriti l'archeologo Giacomo Boni si imbatte in un cippo a forma di parallelepipedo che ad un primo esame sembrava recare un'iscrizione su tre lati, per poi scoprire che in effetti l'iscrizione correva su tutte e quattro le facce del cippo.
La cella ipogea al d sotto del lapis niger con il parallelepipedo a sorreggerlo come una colonna suggerisce un parallelismo con la cripta delle colonne della reggia di Cnosso e rimanda alla colonna sacra della religione minoica di cui molti esempi risalenti al cosiddetto periodo proto-palaziale (XIX secolo a.C) sono stati individuati nell'isola di Creta. La pietra rettangolare era la rappresentazione di un dio arcaico Ares che i minoici veneravano sopra ogni altro.
Il primo passo per comprendere il testo inciso sul cippus fu conoscere i simbolismi del luogo e degli elementi con cui è stato caratterizzato ad iniziare dalla lastra di marmo nero che lo protegge.
Poi si pose il problema di decifrare il testo. Dopo aver individuato i segni come lettere del latino arcaico gli studiosi individuarono due parole sakros esed
che furono interpretate come sacer sit o sacer esto formula che veniva usata in riferimento alle leges regiae che il mito voleva dettate dalla Ninfa Egeria al Re Numa Pompilio.
Ma il mistero del lapis niger sembra essere senza fine; negli scavi archeologici condotti nel 2009 nell’area conosciuta come lapis niger, ovvero Pietra Nera, per il colore delle lastre che ricoprono una cella ipogea creduta per molti anni la tomba di Romolo, è stata fatta una scoperta che induce a riconsiderare l’effettiva data di fondazione dei Roma. La leggenda vuole che Romolo l’abbia fondata il 21 aprile del 753 a.C. ma negli scavi è stato ritrovato un muro di tufo che risalirebbe indicativamente al X secolo a.C. e una fossa votiva in cui si sono rivenuti frammenti ceramici e residui di cereali che confermano la datazione allo stesso periodo.
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 24/09/2019)
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