Origine dei giochi gladiatori
I combattimenti tra gladiatori furono introdotti a Roma nel III sec. a.C. ed erano offerti al popolo in memoria di un defunto illustre; i primi giochi di cui si ha testimonianza certa si tennero nel 264 a.C e furono offerti dai figli di Bruto Pera per onorare la memoria del padre e si svolsero al Foro Boario. Decimo Giunio Pera, figlio di Bruto era un potente uomo politico, console nel 266 a.C., che aveva guidato i romani alla vittoria sui Messapi; lui e suo fratello marco offrirono dei ludi in cui si affrontarono tre coppie di gladiatori.
L’area del Foro Boario fu scelta perché presentava uno spazio sufficientemente ampio per allestire l’arena dove si svolgevano i duelli e le gradinate in legno destinate ad ospitare il pubblico.
Il circo era mobile, l’arena era preparata portando sabbia dalle cave nei dintorni di Roma , le sedute erano in legno e riservate ai senatori e ai patrizi e poste solo su una parte del perimetro, il popolo si accalcava lungo il recinto dell’arena. Al termine dei giochi la struttura veniva smontata perché offrire giochi solo per il divertimento era considerato immorale.
Le fonti letterarie spiegano che i giochi gladiatori potevano anche essere una volontà del defunto ed è questo il motivo per cui venivano chiamati munus, ovvero lo spettacolo che veniva offerto era un lascito, un dono per il popolo di Roma. Dai resoconti dei ludus gladiatorii sembra poi che ci fosse un rapporto diretto tra l'importanza del personaggio ed il numero di gladiatori che si affrontavano: nel 216 a.C per il munus offerto in onore di Marco Emilio Lepido si affrontarono 22 coppie di gladiatori, mentre nel 183 a. C. per il funerale di Publio Licinio i duelli coinvolsero ben 120 gladiatori.
I combattimenti gladiatori erano “munera” ovvero spettacoli di combattimenti che venivano offerti al popolo da parte di familiari per celebrare la morte di un congiunto al pari di gare atletiche e rappresentazioni teatrali. Nel II secolo erano diventati gli spettacoli preferiti dal popolo tanto che si racconta che nel 16o a.C. durate gli spettacoli offerti da Scipione e Fabio per celebrare la morte del padre Lucio Emilio Paolo, il pubblico che assisteva ad una commedia,l'Hecyra di Terenzio, abbandonò in massa il teatro per andare ad assistere ai munera che si tenevano nel Foro.
Alcuni storici fanno risalire agli etruschi questa consuetudine di onorare I defunti facendo combattere a morte tra loro due uomini; quando un nobile etrusco moriva si offrivano giochi cruenti in luogo di arcaici sacrifici umani, ci si aspettava di vedere versare del sangue per dare pace allo spirito del defunto. Tuttavia nelle tombe etrusche non ci sono rappresentazioni di questi scontri a morte tra uomini; per una prima testimonianza iconografica si deve guardare ad alcuni affreschi funerari risalente all'inizio del IV secolo a.C. rinvenuti nel territorio di Paestum che presentano scene di spettacoli funerari tra cui lo scontro tra uomini. Oltre a corse di carri ed incontri di pugilato c'è la scena di due uomini armati di lance e protetti da scudi ed elmi, chiamati bustuarii.
Tuttavia ci sono altre interpretazioni quali ad esempio che fosse un costume dei sanniti, in questo caso la prova è una testimonianza archeologica ritrovata a Paestum e risalente al IV secolo a.C. , si tratta di due lastre tombali che raffigurano un duello tra due uomini con elmo, scudo e lancia davanti ad un arbitro. Gli storici non escludono che i Sanniti avessero mutuato dai Greci il rito del sacrificio umano presso la tomba del defunto ma ne avessero tratto un rito diverso. I romani sicuramente conobbero il rito secondo l'uso sannita tanto che nel III sec. a.C. il tipo di armi che si usavano nei duelli gladiatori erano appunto le armi sannitiche. Il gladiatore sannita aveva una corta spada detta gladius, uno scudo rettangolare, uno schiniere che proteggeva le gambe dal malleolo al ginocchio ed un elmo; questa tenuta andò peraltro ad connotare un tipo di gladiatore, il sannita ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 13/07/2020)