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Eliogabalo


Nel maggio del 218, il giovane figlio di Giulia Soemia e del defunto senatore Sesto Vario Marcello, venne acclamato imperatore dai soldati della Legio III Galica e della Legio II Parthica di stanza ad Emesa; furono la madre e la nonna Giulia Mesia, sorella di Julia Domna moglie di Settimio Severo, che rivendicarono il suo diritto di succedere a Caracalla ma non per la reale parentela, quanto perché fecero credere alle legioni che il vero padre di Vario Bassiano, questo era il suo nome, era in realtà Caracalla fatto che pareva confermato da una certa somiglianza oltre che dalla presenza a Roma di Giulia Soemia al momento del concepimento.
La nonna abilmente promise ai soldati di dividere con loro le ricchezze che la sua famiglia aveva accumulato negli anni in cui era stata alla corte di Settimio Severo e di Caracalla; la sua famiglia non era romana, anzi aveva origini arabe discendendo da principi di Emesa che nel I sec. d.C. governavano come vassalli di Roma.
Il suo nome completo era Sesto Vario Avito Bassiano e nella sua città Emesa egli era il sacerdote del Tempio dedicato al Dio Sole in quanto la carica era ereditaria nella sua famiglia; già prima di arrivare a Roma aveva assunto motu proprio tutte le cariche del princeps e quando giunse a Roma portò con sé l’aerolite di Emesa per il quale fece costruire un magnifico Tempio sul Palatino dedicato al Dio Sole.

L’aerolite di Emesa era la Pietra Nera caduta dal cielo (un meteorite) ed aveva l’aspetto di un cono con la base circolare e la sommità a punta, sulla superficie una figura in rilievo rappresentava un aquila con un serpente nel becco od anche, come riporta Erodiano, la forma del sole e dei suoi pianeti non tracciata da mano umana; la pietra non rappresentava il Dio del Sole, Baal, ma la sua casa.
Aveva 14 anni quando divenne imperatore con il nome di Marco Aurelio Antonino, ma a Roma arrivò solo alla fine del 219, quasi 2 anni dopo la sua proclamazione ad imperatore; la cerimonia con cui entrò in Roma lasciò stupefatta e perplessa tutta la popolazione. Per l’incredibile corteo di personaggi bizzarri, per la grande pietra nera che era trasportata su un carro e per l'abbigliamento: era vestito con i suoi abiti sacerdotali di seta rossa e d’oro, in testa aveva un’alta tiara e poi collane e braccialetti d’oro e la sua faccia truccata con le sopracciglia nere e le guance tinte di rosso.
Il giovanissimo imperatore voleva introdurre a Roma il culto del Dio Baal, per questo cambiò il suo nome in El-Gabal il cui significato etimologico è “Signore della montagna” come espressione finale di una catena simbolica che faceva della Pietra Nera la casa del Dio Sole e del giovane imperatore il custode-padrone-signore della pietra, quindi El Gabal. Per Roma che fu investita dalla religiosità orientale il nuovo culto onorava il Dio Sole ed anche il nome dell’imperatore fu cambiato in Heliogabalo credendo che il giovanissimo imperatore fosse il sommo Sacerdote del Dio Helios; egli voleva essere la guida spirituale dell’Impero Romano ed imporre il culto del Dio Sole su tutti gli altri culti: "l'assoluta novità del culto di El-Gabal era il monoteismo che si trasformava in supremazia verso le altre divinità straniere che andavano assoggettate".
Era così impegnato nella sua attività religiosa che lasciò alla madre Julia Somea ed alla nonna Julia Maesia il governo di Roma ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 02/09/2015)