Il culto dei Lares familiares
La religione romana attribuiva fondamentale importanza al culto dei Lares, queste erano le divinità a cui tutti gli abitanti della domus si rivolgevano per essere protetti; era questo il culto più intimo dei sacra privata per il quale erano stabilite ritualità specifiche sin dall'età arcaica. I sacra privata erano le pratiche culturali officiate dal pater familias per onorare le divinità tutelari della casa: Lar Familiaris e Penates.
Il Lar familiaris proteggeva tutti gli appartenenti alla familia che erano sottoposti all'autorità del pater familias quindi i familiari ma anche i servi e gli schiavi; il Lar tutelava tutti coloro che vivevano nella stessa domus, così se qualcuno si allontanava usciva dal suo ambito, allo stesso modo se la familia cambiava abitazione, il Lar si trasferivva insieme a tutti gli appartenenti. Una riprova della reciprocità tra il Lar e la famiglia e la dazione dell'asse che la giovane sposa doveva portare in pede quando dopo il rito del matrimonio entrava nella casa di suo marito. La sposa donava al Lar della sua nuova famiglia un asse per onorarlo e farsi accettare e se al marito porgeva un asse in manu sulla soglia della domus, al Lar era in pede perchè dovrà fare dei passi nella casa per giungere al focolare domestico e lasciare la sua offerta, perchè il Lares occupava il luogo più intimo della casa dove era conservato il fuoco che simboleggiava la vita.
Nel pantheon degli dei romani i Lares appartenevano alle divinità minori; Ovidio nelle Metamorfosi li individua come plebs superum, ovvero popolo degli dei, quelle divinità che hanno la loro sede non nell'Olimpo ma in diversa locis sulla terra ed in definitiva condividono alcune connotazioni con i Fauni ed i Satyri.
In tempi più recenti c'è stato un dibattito sull'origine del culto dei Lari che alcuni studiosi sostenevano di provenienza extra-domestica ed agreste, mentre altri li consideravano nati all'interno della familia in quanto identificavano i Lares con le anime degli antenati.
La ricerca dell'origine del culto basata sull'etimologia del nome peraltro, rimanda alla lingua e religione etrusca e se risulta immediato il richiamo a Lar, il cognomen che ebbero alcuni condottieri etruschi - tra cui il più noto è Lars Porsenna – si deve anche considerare il nome Lase con cui negli specchi etruschi erano indicati i geni alati, od anche Lasa anche questa una divinità alata che, come appare in alcuni specchi, è di genere femminile e da alcuni studiosi assimilata a quella che sarà poi la Fortuna Primigenia dei romani. Inoltre, è ipotizzabile che a Lasa divinità etrusca sia riconducibile la ninfa Lara citata da Ovidio. Nei Fasti il poeta narra dell'origine mitica dei Lari presentandoli proprio come i figli della ninfa Lara. E' un mito complesso quello di Lara di cui Ovidio racconta nei Fasti; la ninfa era una delle Naiadi e viveva nel fiume Almone, l'affluente del Tevere, e quando scoprì l'innamoramento di Giove per la ninfa Giuturna andò a raccontare tutto a Giunone. Giove adirato con la ninfa per punizione le strappò la lingua e l'affidò a Mercurio perché la portasse negli inferi. Mercurio però si innamorò di Lara e le usò violenza rendendola madre di due gemelli, i Lari che divennero gli dei protettori della casa mentre Lara divenne la forma ctonia di Tacita Musa.
Il culto dei Lari se posto in relazione con la cadenza della celebrazione annuale dei Lares Praestites, ovvero i numi protettori della città e dei suoi abitanti, rivela un'altra connessione mitica.
Le più antiche testimonianze archeologiche del culto romano dei Lari risalgono al III secolo a.C. e tra queste ci fu un cippo il cui ritrovamento sembrava aprire una prospettiva diversa sull'origine del culto dei Lares. Nel 1946-48 vennero ritrovati in località Tor Tignosa, in un sito che fu un santuario arcaico, dei cippi ovvero lastre di marmo con iscrizioni che si rivelarono dediche alle Tria Fata ed una in particolare con un'iscrizione che fu letta come dedica al Lars Aeneas diventando così la prima testimonianza storica del passaggio dell'eroe troiano nel territorio del Latium.
Non tutti gli epigrafisti furono d'accordo con l'interpretazione di Margherita Guarduccci (famosa epigrafista 1902-1999) e si aprì un confronto dal quale emerse una lettura dell'iscrizione che appare più rispondente ai segni e convincente nell'interpretazione:
Al suo Lare Aula Venia qui fece
Secondo l'archeologo Adriano La Regina il cippo, risalente al III-II secolo a.C. - datazione su cui l'accordo è unanime -, è invece una dedica ad un Lare protettore della sua famiglia da parte di Aula Venia. L'importanza di questo cippo resta comunque unica ed è nell'essere la più antica testimonianza tangibile del culto dei Lares di cui, peraltro, si conosce l'esistenza in tempi ancora più antichi perché citati nella triplice invocazione del Carmen dei Fratres Arvales.
enos Lases iuuate
enos Lases iuuate
enos Lases iuuate
Lari aiutateci
Al mito raccontato da Ovidio si può far risalire la natura ctonia che venne riconosciuta ai Lari; nel I libro dei Fasti il poeta fa dire a Giano:... sono chiamato Giano; […] Ogni porta di qua e di là ha due facciate: di esse, l’una guarda la gente, l’altra gli dèi Lari
Una lettura attenta delle fonti antiche sembra poi indicare una differenza tra Lar e Lares che erano considerate divinità diverse; il Lar era il nume tutelare della domus ed ogni domus aveva il suo a cui la familia rivolgeva il culto in modo esclusivo e privato; c'erano poi i Lares, altre divinità tutelari a cui era riservato un culto pubblico seppure limitato o da limiti spaziali come i Lares Compitales o da diversità di ambito come i Lares Permarini ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 13/04/2021)
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