L'arte dei Cosmati
Dopo i fatti terribili delle invasioni e delle pestilenze, in quello che viene definito il periodo buio della storia, a Roma sotto la guida della chiesa la città cominciò a rinascere e dalle ceneri dei palazzi e dei templi nacque una nuova architettura che a ragione è stata poi definita romanica.
Tralasciati i virtuosismi architettonici dell'età classica ed i bizantinismi di età tardo imperiale furono edificate soprattutto chiese e monasteri in cui via via furono inglobati elementi decorativi propri delle culture dei popoli invasori e proprio in questo periodo buio ed a Roma, da una bottega di marmorari, uscì una nuova tecnica assolutamente originale con cui rendere splendido anche il suolo consacrato delle chiese: i mosaici cosmateschi.
Questa tecnica venne messa a punto in alcune botteghe che appartenevano ai rappresentanti di una o più famiglie in cui ricorreva il nome Cosma, nome da cui gli studiosi ottocenteschi hanno derivato l'appellativo con cui definire la loro produzione. Questi artigiani che furono attivi tra il XII ed il XIII secolo, furono sicuramente degli artisti e la loro produzione è connotata da motivi decorativi geometrici esaltati dal contrasto fra ampie zone in marmo bianco e più motivi in marmi colorati realizzati con la tecnica del mosaico o del opus sectile.
Con i Cosmati a Roma si assiste alla rinascita dell'arte della scultura in marmo che si era persa tra il tardo impero e l'alto Medioevo; il merito è della Renovatio Romae che da Gregorio VII in poi è un proclama politico che propone il primato della chiesa sull'impero e che per essere sostenuto richiese anche di portare Roma ad un nuovo splendore, ragione per cui furono ristrutturate e abbellite tutte le principali basiliche paleocristiane di Roma e le cattedrali del territorio del Patrimonium Sancti Petri.
Gli studiosi hanno individuato l'uso di 17 motivi geometri che, nei pavimenti, venivano ripetuti in serie fino a coprire l'intera superficie. Il numero degli schemi è assolutamente uguale a quello degli schemi dei mosaici nell'antica Roma e questo suggerisce come i Cosmati debbono aver studiato a fondo i pavimenti romani rispetto ai quali scelsero di non riprendere l'uso di figurazioni antropomorfe, preferendo i motivi geometrici che in effetti dominano in tutte le chiese romaniche del centro Italia.
Le loro composizioni servirono soprattutto per i rivestimenti pavimentali ma furono impiegate anche per quelli parietali, per la decorazione delle colonne tortili e delle iconostasi oltre che per gli arredi liturgici quali cibori, amboni e tabernacoli.
Seppure i motivi geometrici erano ripresi dalla tradizione classica, la loro organizzazione negli schemi rispondeva ad esigenze diverse. Questi schemi non erano solo decorativi ma, soprattutto nelle chiese, avevano delle precise funzioni: negli schemi dovevano indicare le direzioni processionali delle liturgie, nelle figurazioni e nei colori dovevano rappresentare attraverso i simbolismi i dogmi della fede.
La scelta delle forme geometriche risente sicuramente dei materiali che gli artigiani utilizzavano e che erano tutti materiali di spolio; un esempio su tutti il cerchio perfetto della quinconce è semplicemente una fetta di una colonna ed in genere di porfido rosso per l'alto valore simbolico che questo materiale aveva conservato dal tempo dell'impero e di cui l'esempio più eclatante è la ruota porfiretica che si trova in San Pietro.
Il primo pavimento importante che si può definire cosmatesco fu realizzato nel 1071 per la consacrazione della Basilica di Montecassino ed era in opus sectile. Per farlo realizzare l'abate Desiderio fece arrivare delle maestranze direttamente da Costantinopoli, questi, che portarono con loro le conoscenze e le tecniche che avevano usato nei più importanti palazzi dei palazzi della capitale dell'impero d'oriente, istituirono anche una scuola di mosaicisti che una volta divenuti esperti nell'arte musiva si dispersero poi nelle botteghe di marmorari di Roma e del Lazio.
Di quel pavimento poco è rimasto dopo la distruzione dell'abbazia durante la seconda guerra mondiale; sotto le macerie furono recuperati dei lacerti che poi solo in parte è stato possibile utilizzare.
Gli interventi di restauro che si sono succeduti nei secoli in quasi tutti gli edifici di età tardo medievale hanno comportato interventi anche sulle opere dei Cosmati, sulle quali spesso si è intervenuti in poco poco attento anche per i diversi criteri di restauro con cui si interveniva almeno fino al XIX secolo. Molti dei pavimenti cosmateschi si sono poi persi quando si decideva di riedificare un edificio, con il tetto e le pareti spesso anche il pavimento veniva sostituito non tenendo conto del suo valore artistico.
A Roma i pavimenti cosmateschi più importanti sono quelli di San Clemente, di Santa Maria Maggiore, di Santa Croce in Gerusalemme, di Santa Prassede e dei Santi Quattro Coronati.
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 27/12/2019)