La collezione farnese
Durante i lunghi anni in cui la proprietà dei Farnese sul Palatino fu interessata dalla costruzione della Villa e poi ancora alla sistemazione degli Horti, una grande quantità di capolavori in marmo dell'antichità fu ritrovata e non poteva essere altrimenti visto che il Palatino era stato il colle ove risiedettero gli imperatori di Roma.
Queste opere andarono a formare quella che oggi e conosciuta come Collezione Farnese che la potente famiglia iniziò proprio con l'intento di farne una collezione da poter tenere nei propri palazzi ma anche da poter mostrare come segno della propria potenza.
La prima esposizione fu voluta da Alessandro Farnese che diventerà papa con il nome di Paolo III ( 1543-1549) e, dopo lui, la famiglia continuò a collezionare i marmi ritrovati fino al momento di massimo splendore quando si arrivò a contare circa 300 pezzi. Probabilmente erano di più perché di alcuni si sa con certezza che furono rubati, tuttavia la gran parte rimase ai Farnese e nei loro palazzi fino a quando fu ereditata da Carlo III di Borbone che era figlio di Elisabetta Farnese di Parma.
Carlo III portò a Napoli quanto della collezione si trovava a Parma e poi il figlio Ferdinando IV decise di portare a Napoli anche le statue che si trovavano nei Palazzi Romani; all'inizio dell'800 Palazzo Farnese, Villa Farnesina alla Lungara, Villa Madama alle pendici di Monte Mario, gli Horti Farnesiani ed anche Palazzo Farnese a Caprarola furono svuotati.
La parte più consistente della Collezione Farnese può essere oggi ammirata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli dove le opere sono esposte secondo un percorso che segue i criteri del collezionismo tardo rinascimentale, ma la vera comprensione non può essere disgiunta dalla conoscenza dei fatti legati agli interventi di restauro. Anche l'ultimo dei profani si sarà chiesto come può essere giunta intatta sino alla sua scoperta la cosiddetta “Montagna di marmo”, il Toro Farnese, con le sue dimensioni di m. 3,70 di altezza per m. 2,95 di larghezza, o il gigantesco Ercole Farnese alto m. 3,17: infatti non erano integri.
La maggior parte delle statue rinvenute nel Cinquecento furono restaurate non solo e non tanto per fini estetici quanto per ”dotarle di senso compiuto” ed a questa tendenza non furono sottratte neanche le statue della collezione Farnese, con la sola eccezione del torso sedente di Dionisio di cui non si tentò mai alcun completamento.
Il “Toro” e l'Ercole” furono rinvenuti nel 1546 durante gli scavi a Caracalla; quando fu trovata la statua di Ercole, copia romana del III secolo d.C. da una in bronzo di Lisippo, mancavano i polpacci ed allora Alessandro Farnese ne affidò la realizzazione a Giacomo della Porta, uno degli allievi di Michelangelo. La statua fu così riportata alla sua integrità almeno fino al XIX secolo quando durante ulteriori scavi furono ritrovati i polpacci originali e si decise di ricomporre i pezzi originali; oggi al Museo Archeologico di Napoli è possibile vedere le integrazioni realizzate da Della Porta vicino alla grande statua.
Ma questa non è la sola Statua di Ercole dei Farnese, infatti nello stesso scavo ne fu trovata anche un'altra, sempre gigantesca che, conosciuta come Ercole Latino ora si trova nel Salone d'Onore della Reggia di Caserta.
Per molti anni questa statua fu considerata una copia eseguita da un certo Andrea Violani, incaricato da Vanvitelli, di realizzare una copia dell'Ercole Farnese - che si trovava ( a quel tempo) a Capodimonte e del quale esistevano già molte copie di dimensioni ridotte in gesso, terracotta e marmo – probabilmente con l'intento di usarlo per abbellire uno dei tanti saloni. Tuttavia l'Ercole di Caserta non è copia del più noto, l'iconografia è completamente diversa, diverso l'appoggio delle gambe, diversa la pelle di leone, diversa la posizione del braccio sinistro, diversa la testa reclinata verso sinistra.
Nell'elenco delle opere che provvisoriamente furono sistemate nei locale del Museo delle Porcellane, si trova annotato anche “Statua di Ercole alta con sua base palmi 12 e mezzo. La controscritta statua si denomina Ercole Latino per essere fatta in Roma, e quantunque non abbia il merito dell'anzidetta, pure è di eccellente scultura, e merita molto restauro per essere molto scomposta”...
Per leggere tutto l'articolo iscriviti!
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 07/12/2016)