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Claudia, superbissima gens

Claudia, superbissima gens

Nella storia mitica di Roma la gens Claudia appare per la prima volta con Clauso, principe sabino che combatte lungo le rive sabbiose del Tevere al fianco di Enea contro Turno re dei Rutuli. L’invenzione letteraria di Virgilio nel Libro X dell’Eneide deve essere piaciuta ad Augusto che così legittimava attraverso una comunione d’intenti d’origine arcaica, l’unione della gens Claudia con la gens Julia di cui Enea era il mitico ascendente.
Il mitico Attius Clausius (Clauso) dovrebbe comunque corrispondere ad un personaggio reale, un valido e potente generale sabino che dopo la sconfitta del suo popolo, mentre una parte dei sabini voleva vendicarsi e scontrarsi nuovamente con i romani, valutò opportuno unirsi a romani. Con la sua familia ed i suoi 5000 clientes lasciò la citta sabina di Cures situata lungo la Via Salaria e chiese di diventare cittadino romano, tuttavia studi recenti hanno avanzato l'ipotesi che la gens fosse originaria di Caere e quindi di origine etrusca piuttosto che sabina. Gli annalisti raccontano che Roma accolse questi nuovi cittadini che formarono la antica tribù Claudia e si stanziarono sulla riva del fiume Anio – nome con cui si designava il basso corso del Aniene – e ad ogni clientes furono distribuiti due iugeri di terra (circa mezzo ettaro) e precisamente nei territori che erano stati dei Fidenati e dei Ficulensi. Attius Clausius fu accolto tra i senatori e cambiò il suo nome in Appio Claudio Sabino Regilense e nel 495 fu anche eletto console.
L’assegnazione dei terreni coincise che l’istituzione della tribù rurale Claudia, mantenendo il nome della gens che la costituiva così come Attius Clausus romanizzò il suo nome senza rinunciare al suo nomen proprio per indicare la sua antichissima nobiltà come faranno dopo di lui tutti i Claudii; l’orgoglio dell’antico lignaggio che tutti i Claudii dimostreranno sempre porterà Tito Livio a definirli Superbissima gens. L'arroganza sarà il carattere distintivo di questa gens che è considerata la più aristocratica delle gentes sia della Roma Repubblicana che della Roma Imperiale.
L'entrata della gens Claudia nella storia di Roma si fa risalire al 495 a.C. quando entrò sub iuris con il nome di Tribù Claudia come la sedicesima tribù rustica e gli furono assegnati i territori sulla riva destra del Tevere che erano confinanti con quelli delle gentes Fabia, Sergia e Cornelia. Fu la prima tribù non latina che venne unita alle altre quattro romane dando il via al sinecismo su cui poggerà l'intera struttura organizzativa ed amministrativa della repubblica. La data dello stanziamento dovrebbe essere il 504, visto che già nel 495 a.C nei Fasti Consolari si cita un console di nome Claudius.
Le testimonianze letterarie e le scoperte archeologiche trasformano in continuazione il mito, modificano gli eventi e lasciano il passo ad altre personalità storiche, tuttavia l'elemento certo è l'origine sabina della gens Claudia e la loro caparbia volontà di avere un posto preminente tra i lignaggi che si andavano imponendo nel controllo dei territori della bassa valle del Tevere. Se su Atto Clauso ci sono poi seri dubbi circa la veridicità storica, non così per Appio Erdonio detto anche Appiano, rappresentante di una famiglia della gens Claudia, che solo pochi decenni dopo a capo di un esercito, che per Tito Livio è di 3000 uomini e per Dionigi di quasi 5000, riesce a conquistare il Campidoglio. La vicenda risale al 460 a.C. e si riferisce ad una rivolta che Appius Erdonius, un sabino, riunito un esercito di clientes, esuli e schiavi capeggiò contro Roma riuscendo a conquistare il Capitolium e rimanendovi asserraglito per ben quattro anni. Di questo episodio oltre Tito Livio racconterà molti secoli dopo anche Giulio Ossequiente descrivendolo come una rivolta che fu repressa a costo della perdita di molte vite.
Le ragioni di Appio Erdonio erano connesse all'insofferenza delle comunità confinanti verso l'amministrazione di Roma che imponeva pesanti tributi e quindi farebbero nascere dei dubbi sull'effettivaa equiparaazione delle nuove tribù con quelle ch avevano dato origine a Roma.
Come altre gens anche i Claudii avevano più rami; la distinzione in rami discende dall’essenza costitutiva della gens che non è data da una struttura genealogica o ideologica ma da una aggregazione politica preurbana (Mario Attilio Levi) dove arcaici legami di sangue erano in subordine ad un’articolata rete di rapporti politici. Quando la storia della gens Claudia si legò a quella di Roma al suo interno nacque una distinzione tra un ramo patrizio ed un ramo plebeo; del ramo patrizio i cognomina più importanti furono Caecus, Caudeoe, Centho, Pulcher, Regillensis e Sabinus, mentre del ramo plebeo i cognomina importanti furono Asellus, Canina, Centumalus, Cicero, Flamen e Marcellus. Altre distinzioni nei cognomina si ebbero quando in seguito al riconoscimento della cittadinanza romana ai popoli italici sottomessi questi entrarono nelle antiche tribù romane ed in particolare diventarono Claudii gli abitanti del'antica Terentum fondata dagli spartani con i quali sembra avessero legami atavici anche i Claudii Sabini. Tutto il territorio dell'antica Messapia, Peucezia e Daunia apparteneva alla tribù rustica dei Claudii, ma anche gli abitanti di Capo Miseno e tutti gli altri municipia della costa campana ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 13/12/2019)