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Battaglia di Azio – 31 a.C.

Battaglia di Azio – 31 a.C.

Nella primavera del 31 a.C. la flotta di Cleopatra, affidata al comando di Marco Antonio, si trovava alla fonda nel porto di Ambracia nella regione greca dell'Acarnania; era un posto sicuro ove riparare dalle burrasche marine e dai nemici ma dove, allo stesso tempo, la squadra navale egiziana era sotto scacco della flotta di Ottaviano.
Nel 32 a.C. dopo le battaglie epistolari, lo scontro tra Ottaviano ed Antonio si era spostato sul piano politico; entrambi rivendicavano la guida di Roma anche se i comportamenti di Antonio sembrano indicare che stava cercando una composizione del contrasto attraverso la divisione in sfere d'influenza: a lui la guida delle provincie orientali mentre ad Ottaviano l'Italia e le provincie occidentali. Ma Roma aveva necessità dei tributi delle provincie orientali che erano le più ricche e a cui Ottaviano non poteva rinunciare, inoltre davanti ai romani non poteva lasciar passare l'offesa recata alla sua famiglia quando Antonio aveva ripudiato Ottavia. Ma la guerra che Ottaviano voleva non poteva e non doveva essere per motivi personali e non fu difficile per lui trovare gli argomenti per convincere il Senato della necessità di mettere fine al potere del rivale.
Antonio ormai residente in oriente ed arrogandosi un ruolo di super partes aveva riconosciuto come erede di Cesare il figlio che Cleopatra aveva avuto da lui; Ottaviano aveva dalla sua il popolo di Roma, che lo considerava il solo erede di Cesare e lo aveva eletto console, ed il Senato al quale chiese di proclamare Antonio nemico pubblico e dichiarare guerra a Cleopatra regina d'Egitto.
In oriente Antonio cominciò a prepararsi ad una guerra che era ormai diventata inevitabile e, per tagliare le vie commerciali, occupò militarmente tutti i porti del Mediterraneo lungo la rotta che seguivano le navi per portare a Roma le merci ed i viveri che arrivavano da oriente.
Per primo il porto di Cirene da cui veniva imbarcato il grano egiziano diretto a Roma; poi Methoni, estrema punta del Peloponneso da cui si potevano controllare tutte le rotte verso est; seguiva Patrasso, dove Antonio decise di porre il quartier generale, a partire dalla quale pose delle guarnigioni che comunicavano a vista fino a ad Azio, nel Golfo di Ambracia che, considerato estremamente sicuro, divenne uno dei porti dell'immensa flotta di Cleopatra. La linea approntata da Marco Antonio si protraeva fino all'isola di Corfù e mostrava chiaramente la sua posizione attendista.
Ottaviano aveva deciso che quello a cui si stavano preparando doveva essere lo scontro finale ma prima di andare allo scontro navale si preoccupò di smantellare la lunga linea di difesa predisposta da Antonio che intanto si era trasferito a Patrasso con Cleopatra. Da Brindisi partì un esercito sotto il comando di Agrippa diretto a Methoni che anche Antonio usava come scalo per far giungere i rifornimenti a Patrasso ed al resto della flotta nel golfo di Ambracia; la guarnigione di Methoni attaccata all'inizio d marzo fu colta di sorpresa dai legionari di Agrippa e trovatesi isolata si arrese immediatamente.
Ottaviano intanto era partito con l'altra parte della flotta da Brindisi e si era diretto verso l'Epiro dove fece sbarcare l'esercito che mise l'assedio a Corfù; si andava delineando la strategia a tenaglia che sarebbe stata determinante per gli esiti dello scontro.
Agrippa infatti, tagliati i rifornimenti alla flotta egiziana, cominciò a risalire verso nord annientando una dopo l'altra le postazioni di difesa predisposte da Antonio lungo la costa e costringendo lui e Cleopatra a spostare il quartiere generale ad Azio e portare le navi al riparo nel golfo tra Ambracia e Acarnania.
La grande flotta messa in mare di Ottaviano spinse alcuni dei sostenitori di Antonio a passare dal parte dell'erede di Giulio Cesare; tra questi Gneo Domizio Enobarbo che non sopportava le macchinazioni di Cleopatra per assicurare alla sua dinastia potere e territori. Era il console in carica e nel 32 a.C. insieme a Caio Sosio e si era recato personalmente da Antonio per tentare di fargli cambiare idea. Antonio non rinunciò ai suoi programmi ed allora il console decise di sostenere Ottaviano portando con sé la sua flotta e le sue legioni.
Gneo Domizio, molto giovane ed al seguito del padre, aveva vissuto in prima fila lo scontro tra Pompeo e Cesare e dopo la vittoria di Filippi aveva raccolto quella parte della flotta di Pompeo che non aveva seguito Sesto in Sicilia, inoltre negli anni aveva formato un esercito personale con italici coscritti lungo i centri costieri dell'Adriatico. Nel 40 era entrato nello stato maggiore di Antonio che volle rafforzare il rapporto con il fidamento tra il figlio di Gneo Domizio, Lucio, e la piccola Antonia Maggiore, la figlia avuta da Ottavia. E' probabile che anche questa promessa di unione rese più facile la scelta di campo di Gneo Domizio che comunque in via prioritaria dovette essere mosso da una chiara visione politica del futuro di Roma. Strano destino visto che da suo figlio, dalla figlia di Antonio e dalla figlia di Ottaviano sarebbero stati generati i genitori dell'ultimo imperatore della dinastia che proprio ad Azio stava iniziando la sua ascesa. Domizio era una pedina fondamentale nello scontro che si stava profilando; Tacito lo definisce mari potens, dominatore del mare.
La scelta di campo di Gneo Domizio influì su quei senatori che ancora erano ostili ad Ottaviano ormai legittimato a pieno come erede di Cesare.
Nello spazio di mare davanti e tra quelle costei due nemici organizzarono i loro eserciti in vista dello scontro finale. Le forze agli ordini di Antonio erano sia navali che terrestri e queste ultime erano il vero punto di forza in quanto erano notevolmente superiori a quelle romane.
Il contingente terrestre di Antonio era formato da ben 30 legioni di cui 19 erano quelle che aveva personalmente preparato ed altre 11 legioni erano quelle di stanza nei territori che si affacciavano sul mediterraneo orientale dalla Grecia sino all'Egitto,un totale di oltre 100.000 uomini che potevano avere la forza di invadere l'Italia e prendere Roma e gli storici ritengono che fosse questa la strategia ch aveva in mente Antonio che si fidava più dei suoi uomini che della flotta che aveva fatto approntare Cleopatra, senza contare che la sua esperienza militare era sulla terraferma e non sul mare. Tuttavia i fatti raccontano che alla fine puntò sulla flotta e sullo scontro in mare forse pensando che l'esercito in terraferma gli sarebbe servito per vincere le resistenze che avrebbe incontrato discendendo da nord la penisola verso Roma.
Tra gli episodi che precedettero lo scontro ci fu anche una epidemia di malaria tra gli equipaggi di Antonio, che avevano eretto gli accampamenti in una zona paludosa, e alcuni moti di ribellione a causa dei rifornimenti che non arrivavano ...



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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 29/05/2020)