La Basilica Emilia
La Basilica Aemilia è la sola basilica civile dell’età repubblicana che sebbene distrutta più volte ritroviamo ancora nel Foro Romano di cui delimita uno dei lati lunghi fronteggiando la Basilica Giulia. La basilica fu fatta costruire dai censori del 179 a.C. Marco Fulvio Nobiliore e Marco Emilio Lepido per dare ai cives romani un luogo sufficientemente grande dove poter svolgere i loro affari al coperto, infatti nell'Urbe già c'era già la Basilica Porcia, tra la Curia e le Scale Gemoniae, ma era diventata insufficiente.
All'inizio del II secolo Roma aveva superato la grande crisi economica dovuta alla II guerra con Cartagine, ed i suoi commerci erano sempre più floridi; la città e la sua popolazione erano molto cresciute ed occorreva adeguare le strutture amministrative. Marco Porcio Catone durante la sua censura del 184 a.C. aveva fatto costruire la Basilica Porcia , ma sembra che fosse utilizzata soprattutto per lo svolgimento dell'attività dei questori. Al tempo come luoghi d'incontro dei cittadini per i loro affari privati continuavano ad essere utilizzati i portici davanti alla tabernae ma il problema di avere dei luoghi sufficientemente ampi e protetti dalle intemperie si poneva principalmente per lo svolgimento delle cause di giustizia e questa fu la principale destinazione d'uso che ebbe la Basilica Emilia.
Quale fosse la struttura della Basilica Porcia non si conosce ma per la costruzione della nuova basilica si trovò ispirazione nello stoà basileios (portico regio) dell'Agorà di Atene; fu da allora che dalla lingua greca e dal termine basilikè (= del re) entrò nella lingua latina il termine “basilica” usato per indicare il luogo dove si svolgeva la vita civile. La Stoà di Atene era lunga 116 m. e larga 20 m. ed articolata su due livelli e per la nuova basilica nel Foro i consoli del 179 a.C. vollero che fosse rispettata la stessa pianta rettangolare e i due livelli in elevazione.
iI sito scelto era l'area lungo il lato settentrionale del Foro, la scelta sottolineava l'importanza che era riconosciuta alla costruzione sin dalla fase progettuale. Non si sa cosa si trovasse nell'area a partire dal VI secolo, quando al tempo dei Tarquini fu realizzata la prima pavimentazione della piazza del Foro; scavi archeologici condotti nel secolo scorso hanno permesso di scoprire (al di sotto del pavimento della basilica) un manufatto di forma rotonda e copertura ogivale che è stato interpretato come un silo risalente a VI-V secolo a.C dove probabilmente venivano nascoste granaglie o conservata l'acqua, provviste che potevano essere scorte per affrontare stati d'assedio, pericolo che la città corse almeno fino a tutto il periodo delle guerre con Veio.
Secondo Plauto, già nel III secolo a.C. era stato realizzato un edificio per lo svolgimento dei processi ma doveva essere una costruzione di poco rilievo se non ci sono altre notizie e comunque i due magistrati ritennero necessaria una nuova basilica di dimensioni ampie. Con il nuovo edificio, costruito dopo la definitiva sconfitta del nemico che aveva spaventato Roma per oltre un secolo, cominciò la monumentalizzazione del Foro Romano.
La costruzione della grande basilica influì anche su alcuni aspetti dell'organizzazione produttiva e commerciale dell'Urbe, infatti a Roma nel II secolo a.C. non erano stati ancora costruiti edifici la cui dimensione in larghezza fosse così ampia, tanto che sorse il problema di reperire dei tronchi molto grandi, da cui ricavare travi sufficientemente lunghe e robuste da poter sostenere il lungo soffitto dell'edificio. Il legname venne reperito nelle foreste dell'Etruria e fatto arrivare a Roma via fiume , ma date le dimensioni dei tronchi per sbarcarlo non era più adeguato il Portus Tiberinus ed allora si dovette realizzare quel porticus inter lignarios costruito fuori Porta Trigemina dove si potevano agganciare anche le grandi zattere dette rates in cui i grandi tronchi venivano legati insieme e fatti fluitare seguendo la corrente sino a Roma.
La Basilica del 179 a.C aveva la pianta a tre navate che peraltro pur mantenendosi nell'impostazione iniziale, nel corso dei secoli subì alcune variazioni.
La nuova Basilica veniva citata con il nome di Fulvia Emilia perchè sembra fosse stata voluta principalmente da Marco Fulvio Nobiliare, il cui praenomen sarcasticamente veniva deformato in Mobiliore perchè in quel suo anno di censura furono molti gli interventi di restauro e costruzione di nuovi edifici pubblici come la basilica sul Foro che inizialmente dal suo nome venne denominata Basilica Fulvia. Il nome cambiò poi in Basilica Emilia perchè i restauri che si resero necessari già all'inizio del I secolo a.C. furono possibili per l'intervento della gens Emilia, a cui apparteneva il suo collega del 179, cosa che fece dell'edificio pubblico quasi una rappresentazione della loro grandezza tanto che nel restauro del 78 a.C. l'architrave della navata centrale per tutti i suoi 185 metri fu decorata con bassorilievi relativi alle origini di Roma e della gens Aemilia. Frammenti di questi rilievi sono ora conservati nell'Antiquarium del Foro, mentre degli stessi si possono vedere i calchi in gesso nell'angolo nord-est della basilica; gli archeologi hanno stimato che ciò che i frammenti consentono di ricomporre rappresenti appena 16 metri del rilievo decorativo.
Secondo il parere degli studiosi il fregio dovrebbe risalire al restauro della Basilica voluta da Giulio Cesare nel quadro degli interventi urbanistici iniziati nel 55 a.C. e che sarebbero stati completati nel 30 a.C. da Ottaviano; in particolare il programma decorativo della Basilica Emilia doveva porsi come propedeutico a quello della Basilica Giulia che era stata costruita di fronte e quindi riferirsi alle origini di Roma ed ai suoi miti fondanti.
Il recupero dei frammenti del fregio si deve all'opera di Giacomo Boni che, tra il 1900 ed il 1905, riportò alla luce tutta la parte anteriore della Basilica Emilia: la gradinata, il portico e le tabernae. Boni usando i frammenti più grandi ricompose alcuni quadri e poi il suo lavoro fu continuato da Alfonso Bartoli che, grazie ad altri frammenti trovati negli anni trenta del secolo scorso arrivò a ricomporre ben 9 quadri o temi che sebbene presentino ampie aree indefinite riescono a fornire un'immagine del fregio stesso.
Fu lo stesso Bartoli a dare la spiegazione di ciò che il fregio nel suo complesso rappresentava : Il fregio nella Basilica Emilia ha significato politico. Esso appartiene all'età, nella quale Cesare fonda l'Impero e Ottaviano lo realizza. Allora per opera dell'uno e dell'altro nel centro politico della città si rinnova la sede del Senato e accanto a questa da una parte si erige il tempio di Venere, genitrice di Enea e della gente Giulia; dall'altra parte nella Basilica Emilia rinnovata si colloca la rappresentazione delle origini di Roma.
Bartoli pensava che gli altorilievi appartenessero ad un unico lungo fregio posto all'interno della basilica, mentre più recentemente sono stati interpretati come pannelli distinti che rappresentavano singoli episodi della vita di Roma. Tra questi: la punizione di Tarpeia il cui originale si può vedere all'Antiquarium Forense, il ratto delle Sabine, una scena di battaglia, la fondazione di una città che potrebbe essere Forum Regio Lepida e sulla quale sembra dominare il ritratto di Marco Emilio Lepido che ne fu il fondatore.
Un altro frammento del fregio fu individuato nel 1955 tra gli altorilievi conservati nel Museo Lateranense; rappresenta un gruppo di tre figure, in primo piano a sinistra un soldato in exomis e sulla destra dietro un muro ci sono due altri personaggi vestiti sommariamente con tuniche che lasciano scoperte molte parti del corpo. Gli elementi che connotano la scena non hanno ancora consentito l'individuazione dell'episodio rappresentato. Alcuni particolari sono simili a quelli nelle scene della punizione di Tarpea e della fondazione di città ma l'elemento che avvalora l'attribuzione al fregio sono il tipo di marmo, le dimensioni e le tracce di scalpellatura sul retro.
Tutte le ricostruzioni del Foro ci rimandano la struttura elegante della basilica di età imperiale (di quella repubblicana rimangono soltanto alcune parti delle fondamenta su cui furono innestate quelle dell'edificio più recente) divisa in tre parti: il portico, le taberne e l'aula principale. La basilica era costituita da un grande portico frontale a due ordini di stile tuscanico che si sviluppava lungo la Via Sacra, dietro il portico c'erano le tabernae novae in file di sei ai lati del portone d’ingresso, dietro c'era la grande aula divisa in navate da colonne di marmo africano. La lunghezza totale era di 80 mt. , ma le misure sono approssimative perchè manca una pianta esatta .
Ancora oggi gli studiosi discutono su quale sia stata la pianta della Basilica, la sua architettura e le sue decorazioni anche se, in riferimento agli eventi catastrofici che ne richiesero a volte la ricostruzione, altre volte dei vasti intervento di recupero e restauro, è più corretto ricercare le piante e il relativo sviluppo in elevato che si sono succeute dal II secolo a.C., all'età augustea, all'età severianae poi dopo il 410 anno del sacco dei Visigoti ci fu l'incendio che la ridusse ad un guscio vuoto.
Per la definizione dell'architettura e della decorazione della basilica una prima difficoltà è rappresentata dalla numerosità di frammenti giacenti in situ o ritrovati nelle aree circostanti di cui potrebbe essere possibile la ricomposizione, anche se parziale, grazie ad un prezioso lavoro di ricerca, analisi e catalogazione, condotto da un ricercatore tedesco (Johannes Lipps), seguendo il criterio dei materiali impiegati. Si tratta di 953 frammenti attribuiti alla Basilica ed al portico antistante oltre 493 blocchi di incerta collocazione, molti di più di quanto rimasto di altri monumenti e che potrebbero forse rendere possibile una ricostruzione almeno parziale.
Tra le molte curiosità che riguardano la Basilica Emilia c'è anche la presenza di un orologio che fu realizzato nel 159 a.C. per volere del censore Scipione Nasica di cui Plinio riporta questa descrizione ( Naturalis Historia, VII 60) ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.2 - 30/11/2021)
Gatteschi, ipotesi ricostruttiva portico della Basilica Emilia, 1912
Interno del ricostruito Portico di Attalo ad Atene
Marco Emilio Lepido, console del 187 a.C. supervisiona la costruzione di Regium Lepidi – Fregio della Basilica Emilia conservato nell'Antiquarium
Basilica Emilia: frammenti ricomposti della trabeazione dell'ordine inferiore, copia da calco - Foro Romano, Roma IT
Frammento ricomposto del fregio dell'architrave della Basilica Emilia: Punizione di Tarpea – Antiquarium Foro Romano IT
Frammento ricomposto del fregio dell'architrave della Basilica Emilia: Marco Eilio Lepido e la fondazione del forum Regio Lepida – Antiquarium Foro Romano IT
Tratti di Fondazione e resti dei muri della basilica edificata nel 179 a.C. da Marco Fulvio Nobiliore e Marco Emilio Lepido – Foro Romano, Roma IT. Foto Romeandart
Pianta Basilica Aemilia di Huelsen
Sesterzio emesso dal censore Lepido nel 61 a.C.: al verso testa aurata di vestale o vergine Aemilia, al reverso la basilica Emilia dopo il restauro del 78 a.C.
Frammento della Basilica Emilia al Museo Lateranense – Roma IT
Basilica Aemilia . Pavimentazione dell'aula I secolo a.C. - Foro Romano, Roma IT
Frammenti di una delle epigrafi con dediche a Tiberio ed a Gaio e Lucio Cesari.
Basilica Emilia, frammenti colonne in granito rosa del restauro del 410, allineati davanti muro delle Tabernae Novae – Foro Romano, Roma IT
Disegno della facciata verso il Foro della Basilica Emilia – Bauer 2007.
Restauro dopo 410 d.C. - sinistra)Base con dedica a Petronio Massimo; destra) Muro laterale ovest con nicchie.
Giuliano da Sangallo – Disegno ad inchiostro delle rovine della Basilica Emilia, 1480 - Codice Barberiniano Latino, Biblioteca Vaticana SCV
Antonio da Sangallo – Madonna di S. Biagio, 1510-1545 – Montepulciano IT
Francesco di Giorgio – Disegno a inchiostro della Basilica Emilia, 1480 ca – Codice Saluzziano, Biblioteca Reale di Torino
Francesco di Giorgio – Disegno a inchiostro della Basilica Emilia, 1480 ca – Codice Saluzziano, Biblioteca Reale di Torino
Basilica Emilia: sinistra) 1899 foto da pallone aerostatico del rinvenimento a terra per crollo simultaneo nel terremoto del 847 della parete con accesso all'aula e altri elementi architettonici; destra) oggi come da ricostruzione del 1939
Bibliografia: