Le basi onorarie del Foro Romano
Nel Foro Romano sin dall’età arcaica furono eretti edifici e monumenti, tanto che già nel I secolo a.C. per potervi costruire qualcosa si doveva demolire dell’altro. Spesso terremoti od incendi distruggendo quanto esisteva consentivano di riedificare ed abbellire il centro della città, ma quando gli imperatori spostarono la loro residenza verso oriente non furono più interessati a restauri o nuove costruzioni.
Gli imperatori che avevano la loro capitale in Oriente non rinunciavano però ad avere nell'Urbe il segno del loro potere, l'ultimo monumento che un imperatore d'Oriente ha voluto in Roma è la Colonna di Foca. Niceforo Foca fu un imperatore bizantino al potere dal 602 al 610 che prese il potere dopo aver ucciso il precedente imperatore, Maurizio, i suoi figli e tutti i patrizi che gli erano fedeli, nonostante questo era visto da Papa Gregorio Magno come un liberatore perché formalmente sosteneva la supremazia di Roma.
Foca non venne mai in Italia e di lui rimase quella colonna nel Foro, quasi un simbolo dell'avvicendarsi dei tempi, che rimase in piede anche nei periodi più oscuri quando il Foro di chiamava Campo Vaccino.
La colonna fu eretta nel 608 dall'esarca di Ravenna Smaragdo in ringraziamento del sostegno e dell'incarco che aveva ricevuto dall'imperatore ma, oltre queste ragioni di ringraziamento piuttosto personali non sembra ci siano altri motivi “onorari” per celebrare Foca se non che il Papato ebbe da lui una sorta di riconoscimento della proprio supremazia sui territori italiani e questo riconoscimento fu suggellato con la donazione formale del Pantheon a Papa Bonifacio IV.
Ma prima di Foca altri imperatori d'occidente e d'oriente avevano avuto un monumento onorario nel Foro Romano. In realtà era una consuetudine romana innalzare delle colonne onorarie che avevano la stessa funzione celebrativa ed urbanistica che ebbero gli obelischi per gli egiziani, ma nella Roma cristiana del IV secolo le statue onorarie avevano principalmente una funzione “ad ornatum”. Di un tale riuso è testimonianza il ritrovamento nella Basilica Julia di alcuni plinti di statue che riportano inciso il nome dell'artista, Policlito, Trimarchio, Prassitele ed anche Fidia e Tisicrate e che secondo gli archeologi furono portate nella basilica già a partire dall'età severiana.
Solo di alcune di queste “basi” è possibile ipotizzare la funzione come della grande struttura in opus caementicum rivestita di marmo nell'angolo occidentale del Foro che potrebbe essere stata la base del Equus Costantini fatto innalzare all'inizio del Iv secolo e che probabilmente era ancora ben visibile al centro del Foro Romano quando arrivò nell'Urbe quale pellegrino l'Anonimo Einsendeln che lo inserì tra gli elementi caratterizzanti il Foro Romano nella sua celeberrima pianta di Roma. Tuttvia lo Huelsen nel 1905 era del parere che la statua si trovasse tra il Lacuus Curtius ed i rostra repubblicani.
Huelsen, che all'inizio del Novecento lavorò con Giacomo Boni agli scavi nel Foro, riporta come su alcuni dei “sette grandi basamenti di mattoni, un tempo incrostati di marmo” che furono rinvenuti sul lato della piazza del Foro che fronteggia la Basilica Giulia si procedette all'anastilosi dei frammenti di colonna che erano stati ritrovati nei pressi. Questi basamenti che reggevano delle colonne alla cui sommità erano poste probabilmente delle statue, furono costruiti dopo il grande incendio del 283 al tempo dell'imperatore e secondo Huelsen potevano avere anche la funzione di coprire in parte la facciata della Basilica Julia che era stata danneggiata dall'incendio e non restaurata. Nel 1899, dopo aver ricostruito gli zoccoli sul modello di quello della colonna di Foca, furono rialzate le colonne delle due basi prossime ai resti dell'Arco di Augusto, una di granito grigio e l'altra di pavonazzetto ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 04/04/2018)