Atrium Libertatis
Alle pendici settentrionali del Capitolium, proprio sotto l'Arce fu edificato già nel V secolo a.C un edificio dove i Censori potessero tenere i loro archivi e svolgere il loro ufficio: stabilire i criteri per ottenere la cittadinanza romana da parte dei non romani e per gli ex-schiavi e conservare anche gli elenchi degli ex-schiavi ammessi nelle tribù e dove, infine, avveniva pubblicamente la manomissione degli schiavi e proprio da questa sua funzione derivò il nome di Atrium Libertatis. In effetti questo edificio svolgeva la funzione che era stata dell'Asylum istituto in età arcaica da Romolo nella sella tra il Capitolium e l'Arce.
Dal XV secolo con il rinato interesse per Roma antica gli storici iniziarono a porsi l'interrogativo della esatta posizione dell'Atrium, questione che ha continuato ad interessare gli archeologi sino all'età moderna.
Molte sono le testimonianze letterarie che riguardano l'Atrium Libertatis a cominciare dal racconto di Livio che riferisce l'epilogo della tragica vicenda di Virginia proprio tra l'Atrium e le tabernae novae sulla Via Sacra Infima, ma tutte pur indicando la sua vicinanza con la Via Sacra, le Scale Gemoniae e il Secretarium del Senato non chiariscono come l'edificio si inserisse nel contesto.
Una maggiore comprensione della localizzazione dell'edificio è possibile quando si pone in relazione alla sua funzione: l'Atrium Libertatis era una delle sedi dell'attività dei Censori che avevano anche quale sede la Villa Publica nella cui pertinenza erano anche i Saepta, luogo dove si svolgevano le elezioni. Esisteva una vera e propria strada – con un percorso che l'odierna Via del Plebiscito ricalca - che partendo dalla Porta Fontinalis collegava l'Atrium con la Villa Pubblica dove i censori svolgevano la loro funzione, ovvero controllavano il census, le qualifiche censuarie ai fine dell'arruolamento nell'esercito e quindi l'appartenenza dei cittadini delle classes e in epoca più tarda il recensus ovvero quali cittadini avevano il diritto al frumentum publicum. La storia del Atrium Libertatis è antica anche se i primi riferimenti si trovano a partire dal III secolo a.C. quando, come racconta Livio, nel 212 degli ostaggi mandati da Taranto e da Turi ... Custodiebantur in atrio Libertatis minor cura
ovvero erano custoditi senza sorveglianza nell'Atrio della Libertà.
Dalle testimonianze letterarie dobbiamo desumere che l'edificio fosse stato già costruito dall'inizio dell'età repubblicana, poi sappiamo che qui i Decemviri svolsero le loro funzioni è infatti qui che si svolse la storia di Virginia. L'edificio nel tempo ha richiesto molti restauri; Tito Livio riferisce che uno di questi interventi avvenne nel 194 a.C. ad opera dei due censori Sex. Aelius Paetus e C. Cornelius Cethegus che ne ampliarono anche le dimensioni.
Nell'Atrium Libertatis fu realizzata la prima biblioteca pubblica da Asinio Pollione il quale concretizzò un progetto che era già stato di Giulio Cesare.
Nel VI secolo d.C. l'Atrium Libertatis esisteva ancora ma le sue funzioni erano molto più varie rspetto a quelle per cui era stato costruito, lo conferma la testimonianza letteraria di Cassiodoro che lo cita varie volte nelle sue Variae. Ma dopo sembrò scomparso nel nulla.
Quando ad inizio Ottocento si iniziò a scavare per riportare alla vista i monumenti di Roma antica la ricerca dell'edificio coinvolse tutti gli archeologi e studiosi divenendo un'altra delle appassionanti storie di Roma Moderna. Agli inizi del Novecento si riteneva che l'Atrium Libertatis fosse scomparso in seguito ai tanti incendi che scoppiarono nel corso del I sec. a.C. e che quindi le citazioni letterarie si riferissero ad un nuovo edificio che aveva preso il suo posto pur mantenendone il nome. Eppure quando iniziarono gli scavi per riportare alla luce i monumenti dell'Antica Roma si rilevarono nei pressi della Chiesa di S. Martina, adiacente alla Curia Giulia, delle sostruzioni che con andamento NS definivano uno spazio sviluppato su due livelli e, elemento ancora più importante, nei riassetti urbanistici di Roma a partire da quello voluto da Giulio Cesare quando costruì il suo Foro, quello spazio non venne mai eliminato anzi i nuovi edifici furono adattati al fine di mantenerne la presenza. La zona era stata sin dall'ultima età repubblicana oggetto di continui rimaneggiamenti pur mantenendo la sua struttura preminenza nel sito tanto che quando Giulio Cesare volle realizzare il suo Foro dovette prendere in considerazione proprio la risistemazione del Atrium Libertatis.
Dove l'avesse posta non si sapeva con certezza; la testimonianza che gli studiosi da sempre considerano più affidabile sul sito del Atrium è una lettera che Cicerone inviò ad Attico nel 54 descrivendo il progetto di Cesare, ma che egli stesso condivideva, di estendere il Foro Romano proprio ut forum laxaremus et usque ad atriu Libertatis explicaremus
. Ma Cesare venne ucciso e di dove fu poi sistemato l'Atrium Libertatis non si hanno più notizie.
Gli scavi condotti nel Foro di Cesare hanno evidenziato come Giulio Cesare trovò una soluzione architettonica che non solo rispettò il sito antico di allocazione del Atrium Libertatis ma riuscì anche ad armonizzarlo con il complesso di edifici del suo Foro.
di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 28/01/2019)