847 Incendio di Borgo
Era il 10 aprile del 847 quando Leone IV fu eletto papa, nei primi mesi era intento a definire le strategie per difendere i territori papali dai saraceni e di cui era parte anche una linea di difesa per la residenza vaticana.
Nel 845 e 846 i saraceni aghlabidi dalla Sicilia si erano presentati alla foce del Tevere ed avevano saccheggiato Ostia e poi risalendo il fiume erano arrivati sino a San Pietro; di fronte a questi pericoli il nuovo Papa si mise subito all'opera per dotare di difese efficaci il Vaticano quando si verificò un evento che divenne poi simbolo della ineluttabilità del destino e della potenza della fede.
L'incendio scoppiò nel Burgus Saxonum, il quartiere dei Sassoni e dei Longobardi dopo che questi erano stati colpiti da un terremoto. Nel Liber Pontificalis l'incendio è riportato come evento del 847 ed è descritto così: … si propagò nel quartiere dei Sassoni un violento incendio, che per la forza delle fiamme incominciò a bruciare rapidamente ogni cosa; lì si radunò una gran folla di popolo che cercava di spegnere le fiamme dell'incendio. Ma a causa del soffiare del vento le fiamme si propagavano sempre più alte nell'aria, bruciando e distruggendo tutto, tanto da avvicinarsi sempre più alla basilica del beato Pietro, principe degli Apostoli, bruciando ed abbattendo le abitazioni dei Sassoni, e dei Longobardi ed il portico. Udito ciò, il beatissimo pontefice in persona giunse lì di corsa, e si parò davanti alla forza dell'incendio. Iniziò a pregare il Signore affinchè estinguesse le fiamme dell'incendio; e facendo il segno della croce con le proprie dita, il fuoco non potè estendere oltre le sue fiamme; non riuscendo a resistere alla potenza del beato pontefice, le fiamme estinguendosi furono ridotte in cenere.
Non solo l'incendio si sviluppò velocemente ma dal quartiere dei Sassoni arrivò fino al porticato di San Pietro che aveva ancora l'architettura romanica.
Il borgo andava dal lato destro della basilica sino alle propaggini del Gianicolo.
Alcune cronache dei tempi antichi fanno risalire la causa della virulenza dell'incendio al fatto che le case dei Saxoni avevano, secondo le usanze del loro paese di origine, i tetti delle case di legno ma in realtà il fuoco era stato provocato molto probabilmente da lucerne che erano state fatte cadere a terra dal terribile terremoto che colpì Roma, fece crollare alcune arcate del Colosseo, sigillò la chiesa di Santa Maria Antiqua sotto il crollo dei massi di tufo del versante nord occidentale del Palatinoo e danneggiò tanti palazzi dell'antica Roma.
Nel quartiere di Borgo si trovava la Schola Saxonum che era stata fondata nel 726 dal re Ine del Wessex e li viveva una folta comunità dei Sassoni che risiedeva nelle case attorno al xenodochium in cui trovavano alloggio i pellegrini che dalla lontana Britannia compivano il pellegrinaggio fino alla tomba dell'Apostolo Pietro.
Si potrebbe qualificare l'incendio come un'inspiegabile prova divina imposta ai Saxoni la cui militia solo pochi mesi prima , insieme con quelle delle Scholae dei Frisoni e dei Franchi, aveva difeso la Basilica di S. Pietro dall'attacco dei Saraceni che avevano risalito il Tevere con 11.000 uomini e 500 cavalieri. Questo grande esercito non era preparato ad un'assedio e così dopo alcuni tentativi abbandonò ogni tentativo di entrare a Roma ben difesa dalla Mura Aureliane e rivolse tutta la propria forza verso S,Pietro e le scholae dei pellegrini che sorgevano intorno. La genorosa militia dei pellegrini fu presto annientata e la basilica devastata ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 21/01/2021)