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Gli archeologi raccontano i porti di Roma

Gli archeologi raccontano i porti di Roma

Fino al prossimo 13 maggio al Teatro Argentina si terrà il programma d'incontri “Luci sull'Archeologia 2018” per gli appassionati di archeologia e di storia di Roma. Con la guida dei maggiori studiosi italiani saranno rivisitati gli aspetti più noti della storia e civiltà romana e quelli meno noti che le scoperte dell'archeologia hanno svelato.
A febbraio un incontro è stato dedicato ai porti di Roma: da Ostia, il primo porto alla foce del Tevere, a cui arrivavano tutte le merci destinate all'Urbe sin dall'età repubblicana, a Puteoli (Pozzuoli) il grande porto che fu nella prima età imperiale il più grande porto del Mediterraneo, per finire a Classe, il porto di età tardo imperiale a servizio di Ravenna che Onorio aveva elevato a nuova capitale dell'Impero.
La storia commerciale di Roma passò dai suoi porti e nel periodo di maggiore splendore dall'età di Augusto ai Severi fu Puteoli la sua “porta spalancata sul Mediterraneo” e quando Roma divenne la padrona del “Mare Nostrum” e favorì l'istituzione del porto franco di Delos, il porto campano divenne il terminale di tutti i commerci. Sulle sue banchine venivano scaricate le preziose merci provenienti dall'oriente, anche dai porti più lontani dell'Arabia e dell'India e le ricchezza che portava l'attività commerciale indusse anche i patrizi romani a fare affari con i mercanti. Pompeo, Cesare e Cicerone erano in affari con i maggiori banchieri di Puteoli e poiché la legge non gli consentiva di svolgere attività commerciali avevano i loro liberti che andavano nei porti più lontani per trovare le merci più preziose, seta, lino, pietre preziose, perle, marmi. porpora e blu egizio.
Nella rada potevano entrare le grandi navi onerarie capaci di carichi fino a 450 tonnellate e queste in genere erano condotte da comandanti greci o siriaci (eredi dei fenici); dopo l'attracco le merci venivano scaricate dagli schiavi del mercante che le portavano nei grandi horrea (magazzini) che si trovavano a ridosso delle banchine.
A Puteoli avevano le loro statio, magazzini e depositi anche i mercanti provenienti da Tiro, da Alessandria e da altre città della Siria e dell'Asia. Questi mercanti introdussero i loro culti nella città ed eressero grandi templi ai loro dei. La testimonianza più evidente è il Serapeo che venne eretto proprio nella piazza principale di Puteoli, il suo Foro.
Puteoli fu un grande porto anche di scambio dove le merci potevano anche ripartire verso altre destinazioni dell'impero.
Le merci che erano destinate al consumo nella penisola italica venivano sbarcate invece a Ostia ed a Portus dove operavano i mercanti specializzati nel commercio del grano e gli altri cereali, dell'olio, del vino e delle teste di pesce con cui si produceva il garum, la salsa preferita dai romani.
Nei porti alla foce del Tevere le grandi navi non potevano entrare e quindi venivano ormeggiate di fronte alla costa e le merci trasbordate su altre navi più piccole che potevano entrare nel Porto di Claudio o in quello di Traiano e poi da questi attraverso dei canali immettersi nel Tevere che veniva risalito con la tecnica dell'alaggio, ovvero venivano tirate da animali ma anche da schiavi che camminavano lungo la riva. La destinazione era l'Emporium, il quartiere di Roma dove si trovavano tutti i depositi e dove le merci venivano scaricate e vendute.
La città di Ostia nacque proprio come città portuale e lo splendido isolamento a cui le vicende storiche hanno costretto il suo territorio e le frequenti esondazioni del Tevere che lo hanno ricoperto, hanno anche preservato un continuum territoriale unico, secondo solo a Pompei.
Quando Costantino portò la capitale dell'Impero a Costantinopoli, i traffici verso Roma diminuirono e progressivamente le città di Puteoli, Portus ed Ostia persero importanza. Se a Roma non si fecero più lavori di manutenzione delle rive del fiume e il dragaggio delle banchine dei porti con la conseguenza che la navigabilità dei canali e gli approdi vennero rese difficili ed i trasporti diminuirono, il porto di Puteoli nel IV secolo cominciò a sprofondare per effetto del bradisismo ed il suo fu un lento declino che iniziò con lo spostamento delle rotte commerciali. Un nuovo porto era stato eletto come terminale dei commerci per il mare Mediterraneo occidentale, il porto di Ravenna: Civitas Classis.
Classe nacque da un'idea di Marco Vipsanio Agrippa, che all'indomani delle grani vittorie navali che assicurarono ad Augusto il controllo sul mediterraneo decise di dividere la flotta imperiale; a Miseno, non lontano da Puteoli avrebbe avuto la sua sede la Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex con il compito di controllare il Mediterraneo occidentale, mentre la Classis Praetoria Ravennatis Pia Vindex fu posta di stanza a Ravenna con il compito di sorvegliare il Mediterraneo Orientale.
Ma fu solo nel 402 che portata la capitale a Ravenna nacque la Civitas Classis con un grande porto capace di accogliere le navi che portavano merci e derrate alimentari per la nuova capitale.
Nonostante i molti attacchi che Ravenna ed il porto di Classe subirono da parte dei Longobardi durante il loro lungo confronto con i bizantini, Civitas Classis, le sue banchine ed i depositi rimasero in attività sino al 870 quando i pirati saraceni arrivarono e saccheggiarono il territorio e la città che gli abitanti avevano abbandonato.



di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 20/02/2018)