Le donne padrone di un impero
Ci sono state due famiglie che sono riuscite a mantenere il comando supremo su Roma assicurandogli così anche dei lunghi periodi di stabilità e ricchezza, la famiglia julio-claudia e la famiglia arria-annia (impropriamente ricordata come antoniniana) ed entrambe legate da un identica connotazione: la discendenza dinastica in linea femminile.
L’interpretazione sembra per lo meno curiosa se si considera che nella società romana la linea ereditaria era solo maschile e per mantenere anche se solo formalmente questa precedenza maschile si ricorse all’istituto dell’adozione. Ma questi erano strumenti che potevano valere solo per continuare a confrontarsi all’interno della classe patrizia e che non contavano per il popolo che amava le famiglie imperiali soprattutto se c’erano molte matronae e con figli.
La gens Julia si impose nell’aristocrazia romana nel II secolo a.C. ed il primo rappresentante di cui si hanno notizie è Caio Giulio, eletto tra i Decemviri nel 447 a.C. con l'incarico di scrivere le Tabulae XII leges anche se, poi Julio Cesare rivendicò la discendenza da Enea e quindi quella divina da Venere. Per rimandare ad una ascendenza “terrena” sarà poi Tito Livio a rispolverare un antenato, Julio Proculo, che amico e compagno di Romolo riferisce della visione in cui lo stesso re scomparso lo informa della chiamata degli dei e della sua nuova natura divina come Quirino.
L’impero di Roma fu istituito da Ottaviano ma il vero capostipite è Giulio Cesare che designò come successore un pro-nipote, ovvero il nipote di sua sorella. Anche se è possibile pensare ad un legame in via femminile ancora antecedente. Prima che Cesare ed Augusto “ritrovassero” i loro antenati divini, la gens Julia pur appartenente al patriziato romano non era ricca, e Gaio Giulio Cesare, senatore e pretore, riuscì a migliorare la sua posizione sociale quando prese in moglie Aurelia Cotta della potente e ricca gens Aurelia, da cui ebbe due figlie ed un figlio. Le figlie furono rispettivamente Julia Maior moglie di Gaio Mario e Julia Minor, moglie di Silla; ed il figlio Julio Cesar ebbe in moglie Cornelia figlia di Cinna, potente sostenitore di Mario.
L'avvicinamento al potere da parte di Julio Cesare passa così per i legami parentali che la sua famiglia, attraverso i matrimoni stringe con i due uomini che si contenderanno il controllo su Roma per circa 30 anni. Ma se le zie lo protessero durante il suo cursus honorum, Cesare ben sapeva di poter contare su un'altra donna molto potente, sua madre Aurelia Cotta che riuscì a far tramutare la condanna a morte ricevuta quando disubbidì a Silla non divorziando da Cinnilla, nell'allontanamento che lo portò in Oriente. La carriera politica e la conquista del potere dopo vanno ascritte esclusivamente alle capacità di Cesare, così come la non prevedibile ascesa di Ottaviano sarà frutto della sua capacità politica.
La validazione del potere ancora alla fine della repubblica era strettamente connessa all'ascendenza e non importa se in linea maschile o femminile ed è forse la frase che Giulio Cesare pronunciò al funerale di sua zia Giulia, vedova di Gaio Mario, che chiarisce il principio che contava per le famiglie che si contendevano il potere su Roma nel passaggio dalla Repubblica all’Impero:
"La famiglia di mia zia Giulia discende dal lato materno dai re e da quello paterno dagli dei immortali” ...
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di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 28/05/2016)
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