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Culto di Apollo Sorano

Culto di Apollo Sorano

Uno dei culti più misteriosi del pantheon romano veniva celebrato sul Monte Soratte, il monte di 691 metri che si erge solitario nella valle del Tevere a nord-ovest di Roma. Sulle pendici orientali del monte si aprivano dei pozzi profondi da cui ancora oggi fuoriescono consistenti nebbie di condensazione che già molti autori romani come Servio descrivevano come vapori propri del culto di Apollo Sorano.
Furono propri i vapori che fuoriuscivano dalle fratture della roccia nella parte bassa del Soratte che attrassero i popoli primitivi inducendoli a individuarli come la dimora di un Dio. Solo con il soprannaturale si poteva spiegare l'uscita di vapori dalle pareti di roccia; i geologi oggi ne danno una spiegazione scientifica che coinvolge la natura carsica della roccia e la presenza di fenomeni di tipo vulcanico in profondità.
Ma quei pozzi in cui nel secolo scorso si sono calati gli speleologi hanno portato alla scoperta di olle che la datazione del carbonio14 fa risalire al 4297 a.C., quindi almeno tre millenni prima che nella basse valle del Tevere si cominciassero a costituire le comunità che avrebbero dato vita alla civiltà romana. L'età dei rinvenimenti conduce alla media età del rame ma geologi e paleontologi ritengono che la frequentazione del Soratte risalga ad un periodo preistorico antecedente.
Il Dio di quei popoli arcaici si chiamava Soranus e più tardi Servio lo accostò all'arcaico Dis Pater, dio degli inferi che in epoca successiva venne assimilato a Plutone così come a Soranus accadde di essere identificato con Apollo.
Il culto aveva le sue celebrazioni sul Monte Soratte molto prima che il sito divenisse territorio di Roma; furono i Falisci ed i Capenati che per primi iniziariono a recarsi sul monte per onorare il Pater Soranus che non era un loro Dio ma che sembra avessero ereditato da popoli che abitavano il territorio falisco ancora nel V millennio a.C..
Queste lunghe cerimonie si svolgevano all'interno del monte che attraverso il fumo manifestava la presenza del dio. All'interno fatto il sacrificio e l'offerta del vino contenuto nella olla si invocava il Dio Vangatore, Ripastinatore, Aratore, Solcatore, Innestatore, Erpicatore, Sarchiatore, Suroncatore, Mietitore, Adunatore, Ripostore, Porgitore ... . Questi popoli avevano un numero incredibile di divinità, forse 30.000, che presiedevano ai singoli atti della vita e che venivano invocati con gli indigitamenta, la lunga elencazione di questi nomi o appellativi della divinità per propiziarne la protezione nello svolgimento del singolo atto che poi diventerà anche una peculiarità della religione romana.
Sul monte aveva posto il luogo del proprio culto una famiglia falisca, quella degli Hirpi, nome di origine sannitica il cui significato è lupi. Servio narra l'origine del mito degli hirpi, un gruppo di familiae che furono condannate a vivere come lupi perché solo così potevano espiare la colpa di aver dato la caccia all'animale totemico della loro gente. Servio riporta un'altra versione dell'origine degli Hirpi Sorani.
L'etnografia racconta invece che gli hirpi erano un sodalizio sacerdotale i cui aderenti in occasione della celebrazione annuale camminavano sui carboni ardenti. Gli studi etimologici sembrano poi confermare che “sorani” era proprio usato per designare dei sacerdoti in quanto il termine deriverebbe dalla lingua falisca e sorex sarebbe un titolo sacerdotale che è stato anche individuato nell'iscrizione del lapis niger del Foro Romano …quoi sakros esko sora, riconosciuto come un testo religioso.
Il rito degli Hirpi Sorani è stato descritto anche da Varrone che spiega come i sacerdoti riuscivano a farlo dopo essersi sfregati sulla pianta dei piedi “una droga che impediva l'azione del fuoco” anche se poi li descrive come “coloro che sono posseduti da una divinità”. Ancora, il testo di Strabone lascia intendere che questo rito in età romana non si svolgeva più nei pressi delle bocche calde del monte ma ai suoi piedi e che in età augustea la celebrazione si fosse addirittura spostata al Lucus Feroniae.
Secondo gli studiosi proprio al tempo di Augusto la casta sacerdotale degli Hirpi Sorani assunse a nuova importanza nel quadro del programma politico-religioso del principes di riscoperta delle divinità arcaiche; infatti, non solo riprese vigore il culto arcaico ma addirittura gli Hirpi ottennero dal Senato di Roma l'esenzione dal servizio militare e dal pagamento di altri tipi di spese,o come descrive Plinio ... perpetuo senatus consulto militiae omniumque aliorum munerum uacationem habent .
Per la riproposizione del culto, Augusto affidò a Virgilio la sua inclusione nel pantheon romano attraverso la citazione nell'Eneide; l'episodio è quello di Camilla, eroina volsca che viene uccisa dal guerriero etrusco Arrunte. Il giovane guerriero si rivolge al Pater Soranus perché lo protegga nella missione difficile di uccidere Camilla.





di M.L. ©RIPRODUZIONE RISERVATA (Ed 1.0 - 16/09/2019)